Il periodo della cova ricorre, per i Germani reali, fra la fine di marzo e il mese di giugno; è allora che i maschi, monogami, si appartano ciascuno con la propria compagna, per costruire insieme il nido, costituito da un rozzo ammasso di erbe secche, di canne e di foglie, che viene però accuratamente imbottito dalla femmina con il morbido piumino che essa si strappa dal petto. Il nido, edificato sempre in vicinanza dell’acqua, è spesso accuratamente celato fra le erbe e le canne, e può talvolta ritrovarsi anche sugli alberi o nelle loro cavità; i Germani reali usano anche usufruire dei nidi abbandonati da altri uccelli, quali gazze e corvi. La femmina del Germano reale depone da
sette a dodici uova, eccezionalmente anche sedici, di colore grigio-verdastro, o fulvo, più raramente bluastro, con dimensioni di mm. 57,8 x 41,2, all’incubazione delle quali provvede la sola femmina, per una durata di ventisei giorni. In questo periodo, il maschio si apparta nel fitto della vegetazione palustre, ma non troppo lontano dal nido, ed inizia la sua muta eclissale, in seguito alla quale esso acquista un piumaggio molto meno vistoso e pressoché simile a quello della femmina. A tale proposito, esiste una leggenda che narra come, all’epoca di Noè, mentre l’anatra covava le proprie uova, rinunciando per ciò a prendere qualsiasi cibo, il maschio invece conduceva una vita assai libera, corteggiando la femmina del tarabuso. Per rendersi ad essa più gradito, esso si fece un giorno arricciare tutte le penne del dorso. ciò che provocò nella sua compagna uno scoppio di indignazione, alla quale esso non fece gran caso. Ma, allo scopo di castigarlo. Iddio lo assoggettò a una muta nel tempo della cova, per cui da allora, e nel periodo della covata, i Germani maschi si riuniscono, in atteggiamento incerto e avvilito, nel fitto dei canneti per proteggersi dai cacciatori, attendendo con impazienza che ricrescano loro le nuove penne, per potersi ancora riunire alle femmine e contribuire alle cure della giovane nidiata. Dopo la muta, solo quattro penne della coda ricorderebbero così ancora il lontano tempo, in cui i progenitori conducevano una vita frivola e leggera.
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