E’ una considerazione amara la tua, soprattutto tenendo conto che viene da un uomo di grande esperienza, ed ancora più grande passione di cuore e d’intelletto verso i temi della cinofilia e della caccia. Anche io condivido le tue stesse ansie, e tuttavia dobbiamo focalizzare le nostre attenzioni sempre più verso i nostri cani, amici che dall’alba dei secoli ci accompagnano e ci aiutano chiedendo in cambio nulla o quasi. Amici che sono diventati atleti formidabili, e che quindi necessitano delle cure e delle attenzioni più adeguate per ottenere i migliori risultati, prima fra queste l’alimentazione, che deve essere curata ed appropriata. Vincenzo, considerando il tuo enorme patrimonio esperienziale in merito, quali sono le tue preferenze circa il governo dei segugi?
Nei tempi andati, la pasta cucinata giornalmen

Moro Di Campello 15 mesi già Campione Giovani
te con un’aggiunta di frattaglie era l’ideale per i nostri amati segugi. Oggi non è più così. le ricerche scientifiche e dunque la conseguente disponibilità alimentare di mangimi specifici è talmente alta che la scelta accurata di uno di questi prodotti, una volta monitorati sul cane basta e avanza. Personalmente ho testato prima, ed adottato poi in via esclusiva gli alimenti di una premiata Casa mangimistica, che mi stanno dando notevoli soddisfazioni tanto per il rendimento nel lavoro che per la qualità della tessitura del pelo dei miei segugi.
Il tesoro di un cacciatore consiste nel bagaglio di esperienze e di consapevolezze che è riuscito a raggiungere attraverso il dialogo con i propri cani e la lettura del grande libro della natura. Raccontaci qualche episodio di caccia, e di vita, con i tuoi cani che ti è rimasto impresso, ti ha insegnato qualcosa di particolare e che magari racconteresti ai tuoi nipoti in una sera d’inverno davanti al camino…
Correva l’anno 1979 ed ero al secondo anno di frequenza all’Università La Sapienza di Roma. Partivo il lunedì mattina da Formia con il treno delle cinque e tre quarti per essere alle otto in aula a seguire la lezione di chimica del Prof. Maltese al Policlinico Umberto I di Roma. Il venerdì pomeriggio alle 20 ero già nuovamente a Formia per poter andare a caccia al cinghiale il giorno dopo. Eravamo quasi sotto le feste, c’era una battuta importante, proprio nella zona dove ero cresciuto appresso alle capre e che conoscevo a menadito: la battuta di “Valle”. Di norma ero io ad andare con i cani, ma in quell’occasione mio padre mi chiese di accompagnare alcuni amici alle poste, perché non erano pratici . A malincuore obbedii a papà, e poi rimasi io stesso ad occupare una delle postazioni. Mio padre, all’ora stabilita, sciolse i quattro cani, tra cui il più forte era Gek. Avevo raggiunto la zona parzialmente in auto e poi proseguito a piedi dalla parte opposta del versante della sciolta, e Gek pur non avendo incrociato la mia traccia e non avendomi incontrato per una settimana, dopo una decina di minuti dalla sciolta mi raggiunse alla posta passando in mezzo alle lestre dei cinghiali senza degnarli di uno scagno, e dopo avermi lavato la faccia e il collo con la sua lingua porosa e maleodorante si accovacciò vicino a me e non si interessò più alla battuta di caccia. Non sapremo mai come avesse fatto a sapere della mia presenza, né quale stregato sistema avesse usato. Resta un mistero, ma questo era Gek, l’inimitabile Gek.. (continua)
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