Racconto: Il Natale di Tom

Passarono dieci anni. Eliah, sposato da poco con la sua Mary, era a caccia nel bosco di Redheather il giorno della vigilia di Natale. Lo accompagnava Jump, un bel pointer bianco limone un po’ attaccabrighe e non molto sveglio, anche se passabile cacciatore. Le beccacce parevano aver trovato un albergo molto ospitale in quel grande bosco, e la caccia si protrasse fino a tardi. Ancora una volta, come sempre accade alle fredde latitudini scozzesi durante il primo inverno, con il buio era scesa anche la coltre nebbiosa. Eliah, da buon cacciatore aveva tenuto conto di alcuni riferimenti che gli sarebbero dovuti servire per non perdere l’orientamento, ma la bramosia e la buona presenza di selvaggina lo aveva spinto a procrastinare il rientro, incappando nell’oscurità. Fece un rapido dietrofront e ripercorse il cammino a ritroso fin quando potè ricordare. Poi, da un certo punto in avanti, le tenebre ed il velo della nebbia cominciarono ad affondare i colpi. L’uomo non riusciva più a ritrovare i riferimenti costituiti da alberi contorti o caduti, massi ed avvallamenti. Iniziò a sudare freddo: adesso non era più da solo e se, come dieci anni prima, non avesse ritrovato la strada di casa, sua moglie sarebbe morta di spavento. Mentre il nervosismo aumentava, la lucidità diminuiva ad ogni passo. L’insicurezza di non aver visto il riferimento che si aspettava e la paura di averlo oltrepassato aumentava la foga nel guadagnare terreno, facendo crescere la stanchezza e lo smarrimento. Di colpo, si rese conto di essersi perduto. Provò a comandare a Jump di tornare a casa, ma il cane gli stava attaccato e non muoveva passo se non ne faceva uno anche lui. Si accasciò ai piedi di una quercia, togliendosi il cappello e passandosi una mano sulla fronte sudata: pensò alla sua Mary che lo stava aspettando a casa cucinando e rifinendo l’albero del loro primo Natale, ed il cuore si strinse con violenza. Aveva camminato troppo ed il bosco, avvolto com’era da quelle tenebre lattiginose, era ormai tutto uguale a se stesso. Se almeno il cane avesse capito che dovevano tornare a casa avrebbe avuto una possibilità di risparmiare a sua moglie un orribile spavento. Ma era ancora seduto quando Jump si alzò e si mosse scodinzolando, come stuzzicato da qualcosa. L’uomo si sollevò e raccolse il fucile poggiato al tronco, incuriosito ed intimorito nello stesso tempo. Il pointer continuò ad andare avanti sempre agitando la coda e prese ad attraversare il bosco con una certa decisione. Eliah cercava di capire cosa d’un tratto stesse seguendo con tanto interesse ed a sua volta gli si mise alle calcagna sbigottito, mentre le domande facevano la fila per affacciarsi al suo cervello. Cosa mai stava succedendo? Forse il cane aveva capito finalmente che dovevano rientrare a casa ed era riuscito a ritrovare la strada? Ma perché così, di botto, e con questa decisione? In un’ora di cammino veloce Eliah ed il suo cane uscirono dal bosco e giunsero su una vasta discesa collinare, ai piedi della quale spiccavano le lucine a gas di un minuscolo paesino allungato. Proseguirono fino a raggiungerne le propaggini ed Eliah alla fine riuscì a riconoscerlo: era Kyligue, un villaggio dieci chilometri a nord di Willamstown, dove lui viveva con la sua fresca sposa. Tuttavia, ciò che lo lasciò a bocca aperta, ora che la nebbia e l’oscurità erano parzialmente fugate, fu che davanti a sé non c’era solo Jump, ma anche un altro cane che aveva guidato il suo attraverso il grande bosco di Redheather.