Individuando la zona che eleggeremo a scenografia per la nostra “presuntuosa” apertura, abbiamo superato il primo ostacolo, quello strategico, costituito dalla scelta del giusto “campo di battaglia”. Ma adesso, su questo campo , dovremo affrontare l’avversario adottando una serie di tattiche al fine di trovarci nelle migliori condizioni possibili, e tenendo sempre presente che nessuna caccia, come quella al beccaccino, lega così tanto la sua riuscita all’umore del selvatico, e che questo fattore è a sua volta strettamente legato alle condizioni atmosferiche. Innanzitutto, dunque, un occhio al tempo. Se la notte precedente c’è stata una pioggia, magari accompagnata da un forte vento, avremo più possibilità di trovare i beccaccini sia in pastura che annidati; ma tale possibilità sarà solo numerica se non terremo
presente le condizioni del giorno. Quando una notte burrascosa è seguita un giorno luminoso e ventilato, ci troveremo nelle condizioni peggiori per cacciare il beccaccino: infatti, fortemente limitato nella sua ricerca di cibo notturna, inizierà avidamente a cercare e a mangiare non appena ne avrà la possibilità, rimanendo in movimento continuo, sempre all’erta, e risultando così difficilmente avvicinabile. Ne vedremo tanti quindi, ma ne accarezzeremo altrettanto pochi. Questa situazione sarà mitigata invece dal sorgere di un giorno umido e pesante, in cui i beccaccini si muoveranno con più svogliatezza, nonostante la fame protratta. Situazione tuttavia , a parer mio , ancora lungi dall’essere ottimale.
Una mattinata grigia, che segue una nottata di luna invece, rappresenta indubitabilmente l’optimum per avvicinare con successo il nostro elegante avversario. Durante la nottata, infatti , i beccaccini avranno pasturato con grande abbondanza, aiutati dall’aria calma e dalla luce lunare, e saranno generalmente satolli e tranquilli , lasciandosi così avvicinare, fermare , ed anche abbattere con relativa facilità. Il loro volo sarà più lento, più pesante ed infinitamente più regolare.