In fondo alla mulattiera i resti di un cervo codabianca morto e scannato da poco apparvero davanti agli occhi dei cacciatori. Il puma era davvero vicino. Ma lo era anche il buio. Joe Evans riuscì a radunare e legare tutti e cinque i segugi che ancora giravano intorno ad un gruppo di cedri poco lontani, cresciuto sotto le pendici di una scarpata. Dub, Dobie e Bransom prepararono il campo cercando di ristorare con le granaglie i cavalli ed i muli, mentre i segugi ricevettero carne e pesce secchi.
La stanchezza, come un ampio mantello, avvolse tutti in meno di un’ora.
Alle prime luci di quello che era il decimo giorno, i segugi ritornarono sulla traccia, nei pressi del boschetto di antichi cedri sotto cui stavano lavorando la sera prima. Non sbagliavano. Il puma era in cima ad uno degli alberi e, grande ed agile, si spostava di ramo in ramo. Per qualche ragione non considerava sicura quella posizione. Sapeva che se fosse rimasto lì non avrebbe potuto godere del vantaggio che gli dava la conoscenza del territorio e gli straordinari mezzi fisici di cui disponeva. Si sentiva, a giusta ragione, intrappolato. Lobo risalì la parete rocciosa seguito da due dei suoi, mentre gli altri abbaiavano furiosamente da sotto. La vista dei cani praticamente alla sua altezza lo indusse a compiere un balzo incredibile dal ramo dell’albero fin sopra un spuntone di montagna per riguadagnare quell’infinito spazio roccioso di cui si sentiva padrone. Ma i cani erano degli specialisti veri. Lo braccarono saltando di pinnacolo in pinnacolo, inseguendolo a vista senza dargli tregua mentre i cacciatori spingevano i cavalli sotto la collina rocciosa su cui la caccia si stava consumando, disponendosi su due lati opposti.
Lobo si lanciò nell’affondo finale, mentre il puma balzava in cima ad una grande roccia spiccando un salto di almeno cinque metri. Alcuni cani cercarono di salire da dietro, riuscendo ad avvicinarsi a tiro di zampa, ma ricavandone solo terribili, precisissime unghiate.
Avventure straordinarie : Il signore delle rocce
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