Il mio primo pensiero appena arrivati fu quasi di rammarico: “Ah….se fosse già domani per poter fare la prima uscita a caccia con Hektor!”. Ma le emozioni e gli spostamenti della giornata si concretizzarono presto nel desiderio di un sonno ristoratore.
Il mattino seguente, di buon ora, presi il cane e insieme ci avviammo nel “Revier” (il terreno

FRANZ HEDER
Franz Heder è stato un celebre dresseur tedesco della fine dell’ottocento che ha operato fino alla metà degli anni trenta del secolo scorso nonché uno dei padri moderni del Kurzhaar, il bracco tedesco a pelo raso. Molti Campioni che hanno fatto la storia della razza sono passati dalle sue mani, tra cui Hektor Peterswalde, il ” giovane leone” di cui si legge. Hektor fu il primo classificato nelle prove per cani da ferma tedesche del 1895 e ricevette inoltre un premio speciale d’onore per la qualità della sua cerca. Ma perché Heder scrisse questo libro?
Lasciamo la risposta a lui stesso. Nella prefazione del libro si legge:
Motto (così nel testo originale, n.d.t.) “L’abitudine è un vestito di ferro”
DEDICATO AL PRIMO PRESIDENTE DEL KURZHAAR CLUB, SIG.DOTT.PAUL KLEEMAN
“Spero, Egregio dottore, che leggendo il Suo nome all’inizio di questo libro, ne ricavi una sensazione di gradevole sorpresa; al pari di quella suscitata dal vedere finalmente realizzata l’opera che da tanto tempo fervidamente caldeggiava. Erano parecchi anni infatti, che , incontrandoci sui campi di gara, mi rivolgeva ad ogni occasione, ed in maniera piacevole, l’invito a scrivere e pubblicare delle note su “come addestro i miei campioni”.
Tale attestazione di stima da Lei conferitami, ha contribuito in maniera fondamentale alla risoluzione di accingermi finalmente allo svolgimento di questo compito.
L’intensità del Suo interesse per il cane da lavoro, è stata uno sprone decisivo . Di questo La ringrazio, e mi sento obbligato a dedicarLe questa piccola opera, che non vuole essere un trattato completo bensì una guida pratica basata esclusivamente sulle esperienze di campo, la cui osservanza potrebbe utilmente servire tanto al cacciatore che voglia addestrare un buon cane, quanto al cinofilo amatore del Kurzhaar da lavoro.
E, se la lettura di queste note consentirà ad entrambi una più corretta visione dell’attività della Caccia , mi sentirò onorato e ne sarò felice.”
L’autore
di caccia, n.d.t.) percorrendo la strada che dal paese conduceva in prossimità del bosco. Trascorsi pochi minuti Hektor, ormai sciolto, mise a segno il suo primo successo: lanciandosi in avanti verso il bordo sinistro della via con una rapidità mai vista in nessun altro cane, afferrò un enorme gattone per la gola, strozzandolo in pochi attimi. E la mia gioia diventò indescrivibile
, quando venne verso di me con la preda, a passo di galoppo. Fu una lotta ottenere da lui la consegna dell’animale ma infine, dopo esservi riuscito, depositai il gatto al bordo della strada con l’intento di recuperarlo al ritorno. Legai Hektor, e facemmo circa duecento metri in una zona costituita da prati e campi coltivati.
Sciolsi il cane incitandolo alla cerca. Hektor partì, fece qualche metro e, riprendendo la strada appena percorsa, arrivò nel punto esatto dove avevo depositato il gatto, lo riafferrò con vigore e corse verso di me con l’animale in bocca. Rimasi impietrito, lo accarezzai e constatai che davanti a tanta possessività non rimaneva nient’altro da fare che mettere la preda nello zaino e proseguire. Solo allora Hektor fu contento.
Cercò e ricercò battendo il terreno con passione e fermando da lontano diversi fagiani che dopo un po’ frullavano rumorosamente
involandosi e trascinando il cane che, abbaiando, li inseguiva. Ne abbattei uno, per provare l’efficacia di Hektor nel riportare la penna, e malgrado la stretta un po’ troppo decisa, riuscii ad ottenere che me lo consegnasse in buone condizioni.
Ogni volta che faceva volare un fagiano, lo riprendevo e lo tenevo legato per un pò, sciogliendolo poi in una zona vicina e spingendolo con le consuete parole di incitamento a riprendere la cerca. Per considerare conclusa la prova generale avevo ancora bisogno di due cose: fargli incontrare una lepre, per poterne osservare il comportamento
sull’emanazione del covo e della traccia, e vedere come si comportava nel bosco pieno quando avrebbe incontrato l’odore della beccaccia fra cento altri. Un’ora dopo, arrivai in una zona dove usualmente sapevo di poter incontrare un giaciglio; difatti dopo poco riuscii ad individuarlo, con il cane tenuto al guinzaglio, e feci in modo di fargli acquisire l’odore. Hektor lo gradì moltissimo. Poi allontanai il cane e lo sciolsi poco dopo, osservando come ritornava immediatamente sul covo ed iniziava a lavorare sulla traccia. “L’ha già cacciata” fu la mia prima riflessione. “Conosce la traccia della lepre. E lavora in maniera straordinaria !”. Come un esperto cacciatore, Hektor scivolava sul terreno: naso a terra, a tratti veloce a tratti lento, sempre seguendo la passata. Dopo qualche minuto, egli allungò l’andatura, la sua cerca si fece più frenetica, più veloce fino al momento in cui non lo vidi più. Davanti a me c’erano un susseguirsi di campi coltivati, di avvallamenti del terreno e di boschetti che avrebbero costituito l’ambiente ideale per qualsiasi lepre degna di questo nome. Passò un po’ di tempo, durante il quale io andai dritto seguendo la direzione presa da Hektor, in preda ad un leggero stato di ansia; e mentre per la centesima volta domandavo a me stesso dove mai poteva essere andato a finire quell’irruento cucciolone, egli riapparve: aveva una lepre in bocca, e galoppava verso di me ! Mi venne accanto saltellandomi intorno, fiero della sua preda e orgoglioso di mostrarmela, ma senza alcuna intenzione di consegnarmela. Riuscii alla fine ad agganciarlo e ,nel togliergli la lepre di bocca, lo abbracciai con tutta la gioia del mio cuore pensando che questo doveva essere il temperamento di un futuro vincitore di gare. Ma nello stesso momento, da addestratore, riflettei che non vi sarebbe stato successo completo, se Hektor non fosse stato educato all’ubbidienza ed alla correttezza e non avesse avuto chiari concetti come “Halt, ed altri ancora.







