Ma, a quel tempo, parole come “ Mehlich” (qualcosa come malleabile , lavorabile all’estremo, n.d.t.) e “Hoppenrade” ( anche qui gergale tecnico per indicare una duttilità, una capacità operativa ad ampio spettro, n.d.t) erano i termini che governavano tutto in cinofilia venatoria, ed anch’io quindi, subivo il loro condizionamento.
Iniziai a ricercare un “Hoppenrader” attraverso gli annunci della “Deutsche Jager Zeitung” con metodo e pazienza. La ricerca durò un anno, fino a che, nel 1893, trovai l’annuncio che aspettavo: “Vendesi Hoppenrader giovane e ben dotato …..” .
“Moglie” dissi, “prepara velocemente i vestiti, devo andare a Berlino . Leggi qui..” e le mostrai l’annuncio, reggendo la rivista con la mano che tremava per l’impazienza.
Il primo treno utile che portava nella capitale sarebbe partito in meno di un’ora. Vi salii e giunto a destinazione mi precipitai nella Gipsstrasse presso il signor G. Speer, il commerciante che aveva inserito l’annuncio.
Vedere Hektor ed acquistarlo fu una cosa sola.
Dalla Gipsstrasse fino alla stazione di Stettin per prendere il treno di ritorno non era una strada lunga, ma quando vi arrivai trassi un profondo sospiro di sollievo: Hektor infatti, era talmente focoso da tirarmi in ogni direzione lui ritenesse opportuno e fummo fortunati perché all’epoca non c’erano molte auto, e nemmeno i tram erano frequenti come adesso. Diversamente, con quel cane avrei corso un serio pericolo. E non solo per il suo temperamento: io ero talmente preso dal giovane bracco, con la sua struttura robusta e la sua testa espressiva, che non prestavo alcuna attenzione a ciò che accadeva intorno a me; comunque, in qualche modo salimmo sul treno ed arrivammo a casa senza fastidi.
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