Egregio Direttore,
Scusandomi per il ritardo dovuto a miei pressanti impegni professionali, Le trasmetto come da Sua richiesta, note critiche sullo Spinone italiano, su chi lo usa e su chi lo giudica, anche se dovrei dire su chi lo giudicava, visto che manco dalle prove di lavoro da oltre quindici anni e quindi potrebbe darsi che i metri e i criteri di giudizio siano finalmente cambiati.
Premetto che il mio defunto padre era un allevatore unitamente al titolare del Canile S. Anna (RE), di Setter Gordon, anche se presso la allora casa paterna ricordo vari Setter inglesi, seppur non tanto amati da mio padre come i Gordon. Pertanto la mia vita, prima da bambino poi nelle fasi successive da giovane fino ai giorni nostri è sempre ruotata intorno a due razze Spinoni italiani e Setters inglesi.
Per quanto riguarda i continentali italiani e soprattutto lo Spinone, mi riferisco a quanto da lei pubblicato su vari numeri della rivista Diana in specifico sul n. 2107 del 21.08.2008 (La taglia dello Spinone) n. 2161 del 06.12.2010 (Duello italiano), n. 2194 del 26.10.2012 (L’artigiano della regina) e per ultimo ad un articolo a firma Francesco Bassi comparso sul n. 2232 del 28.05.2014 (I nostri cani eterni: Spinone e Bracco italiano).
Mi permetto di sottoporle alcune considerazioni.
Troppo spesso la valutazione delle razze di cani da ferma viene individuata solo basandosi sulla loro andatura naturale (trotto o galoppo) e sulla estensione o meno della loro cerca: ampia o ristretta.
E’ovvio che le razze da ferma sono state create e selezionate con particolare riferimento alla natura dei luoghi e al tipo di selvaggina per la quale esse avrebbero dovuto essere usate.
Conviene, a mio parere, ricordare che l’imperativo categorico per il cane da ferma, a qualsiasi razza o varietà egli appartenga, è quello di “cercare per fermare”. Ma per cercare si intende o meglio si dovrebbe intendere l’azione del cane sul terreno a distanza dal cacciatore o dal conduttore.
Ridurre e quasi esaltare la cerca di uno Spinone italiano quando questo la sviluppa a pochi metri dal cacciatore, è concetto non solo errato e fuorviante per l’espansione dell’uso della razza, quasi che il nostro sia un Retriver o uno Spaniel trescante. Nessun cane da ferma a qualsiasi razza o varietà appartenga dovrebbe cercare “a tiro di schioppo”.
Sempre a mio parere lo Spinone, come ogni cane da ferma di altra razza, deve esplorare correttamente il terreno messo a sua disposizione, certo con una andatura, non paragonabile a quella di altre razze, soprattutto quelle inglesi. Quindi ad esempio se lo Spinone per esplorare a fondo un medicaio o una grande stoppia impiegherà 25 minuti, un inglese, chiamato allo stesso compito, ne impiegherà la metà, ma il terreno esplorato dovrà essere quasi lo stesso. Se così non fosse sarebbe inutile per il cacciatore servirsi di un qualsiasi cane, bastando allo scopo “un bastone” che non deve essere alimentato quotidianamente e che non abbisogna di visite e spese veterinarie!!!
Queste mie osservazioni sono credo valide anche per le razze inglesi (Setter e Pointer) se si parla di validi cani da caccia, e non da prove, salvo le speciali per le quali credo possa valere quanto sopra esposto, anche perciò che attiene la cerca in zone boschive. In queste un Setter o un Pointer degno del suo nome non potrà mai effettuare la cerca in diagonale con lacet, o peggio ancora sfondare abitualmente in verticale, come spesso invece accade in ampi prati e stoppie.
Sempre più spesso i giudizi di valutazione sulla cerca e sull’andatura portano a giudizi inaccettabili: lo Spinone o Bracco italiano devono cercare entro i 50 metri mentre gli inglesi possono spaziare “fuori mano” giustificando questa esagerazione con la frase “questo è un cane da grande cerca”, mentre invece è semplicemente un cane con cerca non corretta.