Purtroppo leggo e vedo che si tende a sminuire o peggio ancora ad ignorare la fondamentale dote del collegamento fra cane e conduttore.
In buona sostanza, sono le caratteristiche ambientali che impongono diverse tipologie di cerca, ma sempre tenendo conto delle caratteristiche di razza, così che l’esplorazione del terreno dovrà essere identica o per meglio dire abbastanza simile. In caso contrario se si vuole solo esaltare l’andatura a scapito di una cerca intelligente il cane sarà portato a trascurare le zone più interessanti, procedendo solo dritto “come un treno”.
Per quanto riguarda la mia esperienza di caccia trentennale con quattro Spinoni, con qualche sconfinamento in sede agonistica, i soggetti da me guidati, soprattutto perciò che atteneva la ricerca di Quaglie selvatiche (selvaggina che credo, di elezione unitamente alla Beccaccia) spingevano la loro cerca a distanze entro i 150 metri, cioè di poco inferiori o uguali a quelle coperte dal mio attuale Setter inglese Sam del Gruma del famoso Corrado Zaniboni.
Ripeto quindi che pretendere ed esaltare un “cagnone” che treschi entro i 50 metri dal conduttore danneggia e sminuisce la razza, creandone una immagine negativa che allontana i possibili acquirenti.
Purtroppo lo Spinone più di altre razze è stato sminuito e impoverito da un errato immaginario collettivo. Sempre secondo questo errato immaginario, non venivano esaltate le doti che egli avrebbe dovuto avere (cerca, filata, ferma solida, guidata e riporto) ma invece immagini oleografiche quali quella del cane “che dorme sulla neve”. Occorrerebbe invece che il nostro, avesse una passione sufficiente da affrontare rovi, acque gelide e situazioni metereologiche avverse, sempre tenendo come punto focale l’esistenza della principale virtù (oltre quella del ben noto equilibrio caratteriale) di avere una ferma solida, che spesso manca per colpa di alcuni allevatori o utilizzatori di questa razza. Nessun cacciatore o appassionato cinofilo può scegliere come suo compagno di vita e di caccia uno Spinone solo perché cerca a 50 metri e perché dorme sulla neve!!!
Per quanto attiene la taglia come Lei giustamente scrive, essa è stata oggetto di innumerevoli pareri, non solo fra i utilizzatori cacciatori ma anche fra i cosiddetti cacciatori cinofili o fra i cinofili puri.
Se non erro questa problematica relativa alla taglia, che incide anche sullo sviluppo di un corretto movimento, è stata oggetto negli ultimi cento anni di variazioni così che lo standard, sia perciò che attiene la tipologia sia perciò che attiene il lavoro è stato corretto per ben quattro volte.
A mio parere il tipo classico e perfetto dello Spinone è ancora quello riprodotto nel 1904 dal disegno di A. Vecchio. Oggi vedo troppo spesso Spinoni che sembrano per altezza “cavalli” che non potranno mai, per errata costruzione, svolgere una cerca proficua. Anche perciò che attiene l’altezza al garrese credo che quella massima (70 cm.) sia inaccettabile, posto che l’antico adagio “in medio stat virtus” è più che applicabile anche in cinofilia. A scapito di questa idea una delle motivazioni che limitano l’uso di questa razza è quella della difficoltà di trasporto in auto di un simile monumento, nonché la difficoltà di collocarlo in un’abitazione umana o in un giardino.
Credo che il limite massimo della taglia non dovrebbe superare i 66 cm. (l’ideale 64 cm.) sempre tenendo in considerazione che lo standard di razza impone che il “nostro” stia nel quadrato e non nel rettangolo.
Queste mie considerazioni sono il risultato di oltre mezzo secolo di caccia, (ho da poco superato i 50 anni di attività venatoria) di un decennio di partecipazione alle prove di lavoro nazionali ed internazionali, seppur supportato da un famoso dresseure professionista: Corrado Zaniboni.
A proposito della cosiddetta razza cugina, il Bracco italiano condivido la sua opinione che l’andatura e la cerca di uno Spinone è ben diversa da quella di Bracco italiano, infatti il nostro a meno tendenza rispetto al Bracco alla cerca continua al trotto, passando molto spesso da un galoppone al trotto, soprattutto quando si accorge della presenza del selvatico, quindi pertanto anche in sede di accostata lo Spinone dovrà procedere al trotto, così che se il selvatico si sottrae di piede egli dovrebbe iniziare la guidata morbidamente e a naso alto. Rilevo per ultimo che il Bracco italiano ha generalmente più tendenza al dettaglio (la famosa seguidata illustrata dal compianto Dott. Amaldi), a miglior disposizione a trattare le particelle di usta in campo aperto rispetto allo Spinone, mentre quest’ultimo ha maggior inclinazione a lavorare in terreni rotti ed impervi rispetto al nobile cugino, come da Lei correttamente scritto in “Duello Italiano”.
Mario Burani: note critiche sullo spinone italiano, su chi lo usa e su chi lo giudica
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