Però, attenzione. Ciò non vuol dire che il miglior inseguitore sia quello che lo fa a testa alta, poiché il naso del segugio deve essere sempre tendente al suolo. Ciò per la semplice ragione che è sul terreno che le particelle aeree del respiro tenderanno a depositarsi dopo qualche minuto. Quindi soprattutto nella prima fase dell’inseguimento il buon cane deve essere in grado di mediare fra la radenza al terreno che la sua anima di segugio di razza gli impone e l’interrogazione dell’elemento aereo per captare la testa della nuvola d’emissione del fiato, ovvero le ultime boccate prodotte dall’animale in fuga. Tale massa aeriforme ha sempre una forma più o meno allungata e indicherà ai cani, unico viatico, la direzione da seguire. Riflettiamoci: se in fase d’inseguimento il naso del nostro segugio rimanesse attaccato pervicacemente al terreno, potrebbe rilevare quella parte di odore che si è già depositato e la minimale traccia segnata dal fugace contatto della lepre col terreno, toccato ad altissima velocità e tramite lunghi balzi. Un cane che opera in siffatta maniera potrebbe senz’altro rimanere sulla pista del selvatico, ma avrebbe bisogno di troppo tempo per individuare la via di fuga, poiché si affiderebbe all’analisi minuziosa del suolo e, superata la “chiazza” odorosa dovrebbe provare in ogni direzione per ritrovare quella successiva e capire così dove sta scappando la sua lepre. E’ pleonastico affermare che sarebbe un non-inseguimento. Per contro, il cane che non è un vero segugio e che tende a lavorare con gli occhi e con la testa sempre alta, a meno che non si tratti d’un levriero sarà un soggetto destinato a perdere il contatto della lepre quando questa avrà preso molto vantaggio, avrà praticato i falli della seguita, ed il suo respiro sarà o dissolto o depositato e dunque non più disponibile per l’analisi aerea.
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