Il grande inseguitore deve allora presentarsi come un segugio di grande equilibrio morfofunzionale. Un cane troppo pesante, oppure con sensibili carenze o incongruenze strutturali, benché dotatissimo in olfatto, passione ed intuito, dovrà giocoforza sottostare all’azione della forza di gravità in modo più marcato che non un altro di giusto peso e con corretti rapporti strutturali, quali angolazioni, appiombi e costruzione generale, poiché si stancherà prima e renderà neanche la metà di quel che le sue potenzialità psichiche gli consentirebbero.
L’inseguitore, se ne deduce, deve essere un grande cane. Uno di quelli
che si ricordano, che conducono, la cui mancanza viene sempre dolorosamente avvertita.
Deve essere un po’ un artista della seguita, con la dote olfattiva solidamente accompagnata da passione, equilibrio funzionale ed infine intuito, probabilmente la caratteristica maggiormente pregnante dell’inseguitore di classe. Mentre l’accostatore è l’esegeta raffinato, lo scienziato, il clinico illustre, l’inseguitore è il leader, il vate, il condottiero senza macchia e senza paura. L’accostatore deve riflettere, utilizzare analiticamente il suo poderoso olfatto, rinvenire
vestigia impercettibili ad altri, venire a capo di matasse inestricabili. L’inseguitore deve intuire, osare, mettersi in gioco con tutto se stesso senza mai lasciarsi sopraffare dalla fatica o dallo scoramento.
L’inseguimento vero e probante, quello che realmente mette alla prova cani e lepre non è facile oggigiorno riviverlo. Solo in pochi casi ed in ben determinati territori è possibile assistere ad inseguimenti di una o due ore, ovvero la giusta durata per capire appieno l’importanza del lavoro di un cane di quelli seri, oppure per setacciare senza pietà tanti canetti che di segugio hanno solo il certificato. Ed a volte, tristemente, nemmeno quello.