Roma, 4 marzo 2024 – La votazione dello scorso 27 febbraio al Parlamento Europeo mette un punto a favore della possibilità di ricostituire e conservare gli habitat utili alla fauna selvatica, in particolare quelli agricoli, dove il declino di molte specie è più allarmante. Anche le pianure costiere, le foci dei fiumi, le spiagge e molti corsi d’acqua in quasi tutte le regioni d’Italia hanno subito un degrado causato da cementificazione, abusivismo, mancato rispetto degli habitat naturali.
Non sarà facile raggiungere gli obbiettivi che questa legge si prefigge, ma la previsione di Piani
Nazionali di Ripristino rappresenta un elemento da considerare positivamente, che responsabilizza gli Stati membri UE e offre la possibilità di un dialogo fra tutti i portatori d’interesse e le Istituzioni.
Inquadramento legislativo a parte – la legge deve ancora affrontare un passaggio prima di diventare effettiva – ci preme sottolineare che anche in sua assenza il mondo venatorio ne porta avanti lo spirito da ben prima che si parlasse di codificarlo.
I cacciatori italiani a esempio, da anni realizzano concreti esempi di ripristino e conservazione
ambientale: basti pensare alla stima minima di 27.000 ettari di aree umide gestite e/o ripristinate, o alla ricostituzione delle aree prative montane grazie agli interventi dei Comprensori Alpini, oppure al finanziamento con i soldi dei cacciatori derivanti dalle quote d’iscrizione agli ATC oppure direttamente dai concessionari di AFV, per colture a perdere, siepi, boschetti e punti di abbeverata per la fauna.
Federazione Italiana della Caccia si augura che il Piano Italiano per il Ripristino della Natura nasca a livello centrale presso i Ministeri competenti e coinvolga il mondo venatorio per un’azione sinergica verso progetti realizzabili e soprattutto che non rappresenti l’ennesimo tentativo di far coincidere pretestuosamente “ripristino” con l’assoluto divieto di svolgere qualsivoglia operazione che non sia una assoluta – quanto inutile – tutela vuota da concrete azioni gestionali.
Perseguendo questo obbiettivo auspichiamo finanziamenti ad hoc, predisposti e gestiti dai Ministeri competenti in collaborazione con le Regioni. Certamente non vorremmo che ci si appoggi sui fondi PAC, come si nota difficilmente orientabili verso le iniziative a favore degli habitat naturali. Allo stesso modo suggeriamo e ci auguriamo un indirizzo delle azioni verso il ripristino di habitat agricoli utili alla piccola selvaggina e ai migratori legati a questi ambienti, che oggi è la vera emergenza, individuando con il mondo agricolo operazioni sinergiche che non ledano i diversi interessi.
Anche in questa occasione Federcaccia c’è, con tutta la sua struttura territoriale a ogni livello, e col
proprio Ufficio Studi e Ricerche, affinché questa opportunità di ricreare ambienti atti a ospitare
popolazioni selvatiche sia stanziali che migratorie, non vada sprecata.
Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia