Tutti questi amici, a molti altri,sono quelli che ci aspettiamo d’incontrare quando decidiamo di affrontare l’acqua. Non tutti i cani si sentono a proprio agio in quel mondo liquido e quasi sempre freddo. Molti di loro, che si dimostrano ottimi cacciatori battendo un campo o una collina, paiono colti da uno strano timore reverenziale al cospetto dell’argine di un fiume o della sponda di un lago. Altri, che in montagna e nei boschi regalano al loro amico a due zampe pillole di felicità, si farebbero portare più volentieri dal veterinario piuttosto che mettere una zampa nell’acqua fonda. Figurarsi poi pensare di lavorarci dentro. Occorre dire una cosa: l’attitudine a lavorare nell’acqua in un cane da ferma, può essere di origine genetica, ed allora anche chi non l’ha mai vista, dopo due o tre volte che viene portato in quel tipo d’ambienti riesce ad rendersi utile, oppure può essere indotta con un opportuno programma di condizionamento, che significa semplicemente “mettere nelle condizioni”. E’ intuitivo come quest’ultimo caso, sia quello che presenta la maggior parte di rischi di malriuscita o di rifiuti. Ciò è dipendente da una serie di elementi dei quali la maggior parte sono di controllo umano e solo qualcheduno può essere imputabile al caso, alla mancanza di stoffa o alla sfortuna.
Ricordiamoci che tutti i cani da ferma possono funzionare bene in ambienti umidi e che tutti i personaggi di cui sopra abbiamo stilato un sommario e caduco elenco sono disponibili al “dialogo” con il nostro cane fermatore. Chi più, chi meno, ma invariabilmente tutti accetteranno l’approccio di un setter, un bracco o un altra qualsiasi delle razze fermatrici, a patto che quasto avvenga nel modo più congruo e consono alla “dignità” ed al tipo di carattere del personaggio.
CANE DA FERMA : LA SCUOLA DELL’ACQUA..
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