TRENTINO. Recentemente uno degli zoologici che si sono occupati della introduzione di orsi sloveni in Trentino, Filippo Zibordi, ha rilasciato un’intervista nella quale sostiene anche per lui nel caso dell’orsa JJ4 non esiste altra soluzione che l’abbattimento, stante il carattere aggressivo più volte dimostrato. Ed anche l’eventualità di tenerla chiusa in un recinto viene da lui sconsigliata, perché, da biologo, sostiene che non ha senso salvare un esemplare con sperpero di non poco danaro pubblico, quando il vero problema è preservare la popolazione intera; cosa che verrebbe messa a rischio se aumenta la paura dell’orso da parte degli abitanti locali, sosteniamo noi. Peccato che poi, pur avendo sconsigliato la prigionia anche per la difficoltà di mantenervela senza rischio di fuga, alla fine pur di accontentare l’intervistatore, lo zoologo finisca per rassegnarsi e accettare che sì, si potrebbe anche tenere in un recinto. Dove però sbaglia, o, meglio, omette di dire e mistifica, è quando fa credere che questi orsi siano biologicamente identici a quelli del Trentino dei tempi andati! Una cosa assolutamente non vera ed anche dimostrata dalla diversità fenotipica e dal carattere di questi orsi sloveni. In pratica parla della specie Ursus arctos arcots, senza dire che con questa denominazione si comprendono tante popolazioni di orsi bruni, che non è detto che sottospecificamente siano propriamente tutti uguali. O quando sostiene, come altri, che “in 150 anni” la morte del giovane Andrea Papi è il primo caso. Peccato che non sia affatto vero: è solo il primo caso in 20 anni; ovvero da quando sono stati introdotti in Trentino gli orsi sloveni! Ed in vent’anni le aggressioni sono state almeno 8 di cui una mortale! Al contrario, nei 130 precedenti, che risulti, di gente uccisa dagli orsi del Trentino non c’è ne mai stata, e forse neppure di aggressioni! Egli sostiene inoltre che “anche ad occhio nudo è difficilmente percepibile una diversità dall’orso marsicano”; anche questa cosa non vera, almeno per chi conosce bene l’orso marsicano! Una diversità fenotipica c’è ora con l’orso sloveno e c’era anche con l’orso del Trentino. Egli sostiene poi che tramite il DNA dell’orso marsicano si è stabilito che questi hanno un’aggressività minore. Vero, ma non c’era bisogna del DNA per stabilirlo! Invece, perché non ci dice se hanno fatto studi per stabilire l’aggressività dell’orso del Trentino, prima di importare orsi notoriamente più aggressivi dalla Slovenia? Altra mistificazione è sulla spazialità delle due popolazioni, facendo quasi credere che abbiano più spazio gli orsi abruzzesi che non quelli del trentino. E invece no! E’ esattamente il contrario, tanto più per l’Abruzzo prima dello sbandamento subito dalla popolazione negli ultimi decenni: una densità tanto alta da essere stata stabilita unica al mondo! Inoltre, quando si parla del Trentino, non si deve parlare solo del Brenta-Adamello, ma di tutte le Alpi, quindi con una disposizione spaziale enorme; solo che gli orsi, come per ogni popolazione animale, per tanto che cresca, nel nucleo centrale sarà sempre alta, e solo la continua crescita spinge alcuni individui ad allontanarsi (come è successo in Trentino per gli esemplari spostatisi in Baviera, Svizzera, Slovenia, Lombardia e Piemonte). Così come, non è “il livello di antropizzazione” a spiegare l’aggressività degli orsi, ma solo e proprio il diverso carattere degli orsi immessi! E non esiste alcuna forma di gestione per impedirla, se non il mantenere basso il numero della popolazione e l’eliminazione di ogni esemplare che si dimostri aggressivo verso l’uomo. Non bisogna tanto educare la gente a convivere con l’orso, quanto fare in modo che l’orso possa convivere con la gente! Non sono i cartelli di allerta ad impedire le aggressioni, ma la casualità degli incontri con l’orso, i quali possono avvenire anche e nonostante tutti gli avvisi di comportamenti prudenti da far tenere alla gente. Infatti, lo zoologo sostiene a chiare lettere, che in Slovenia “appena c’è un orso problematico lo abbattono”. E, d’altronde, così fanno anche in Canada e negli USA, Parchi Nazionali compresi! Egli infatti dice il vero, quando asserisce che sostenere che in Trentino 100 orsi sono troppi non ha senso, perché non è una verità: il problema non è che siano troppi, è che sono aggressivi! Quindi, l’unico modo per ridurre il rischio di incidenti è mantenerne basso il numero. Non esiste altra soluzione. Anche perché gli orsi continueranno a riprodursi (che poi è il sogno – e l’intento, magari mai troppo apertamente dichiarato! – di chi li ha liberati: ovvero, che poi si potessero espandere in tutte le Alpi!). Ma è giusto, è possibile, pretendere di aver orsi in tutte le Alpi, visto il loro stato di grande antropizzazione? Questo è il dilemma! Che ci riporta alla solita e già data risposta e soluzione: vanno stabilite popolazioni in alcuni settori più selvaggi delle Alpi, ma per ogni zona va stabilito un numero massimo di animali, superato il quale almeno ogni periodo di anni si provveda ad abbattimenti di contenimento per ridurne il numero. In Slovenia si “abbattono gli orsi problematici anche solo per una questione di numeri”, dice lo zoologo. Ecco, appunto!
ABRUZZO. “Abruzzo, terra a misura d’orso”, ha scritto un sito Internet per giustificare uno dei sogni degli ambientalisti: creare corridoi protetti di unione tra vari Parchi: ovvero, di fatto, fare dell’Abruzzo un unico grande Parco! Visto che non sono riusciti a mantenere gli orsi marsicani nello storico Parco Nazionale in cui si erano salvati, e dal quale sembra che stiano sempre più fuggendo (lo diciamo noi da anni e ora lo ha anche scritto lo zoologo Paolo Forconi), anziché cercare di cambiare le cose e cercare di farli ritornare alle loro ancestrali montagne e foreste, che vogliono fare? “Rimuovere qualsiasi potenziale fonte che potrebbe attirare gli orsi nelle aree urbane”, anziché chiedersi come mai gli orsi si siano abituati ad andare alla ricerca di queste fonti. Ottusi nel non voler prendere coscienza del fatto che più si insiste ad eliminare (o impedire) le suddette fonti, più gli orsi si allontaneranno disperdendosi sempre di più lungo tutto l’Appennino! Si accetta il loro sbandamento emigratorio, e si spera così di creare altre popolazioni nei Parchi vicini. Cosa che sarebbe anche giusta… sperando però che poi da questi Parchi non debbano ancora una volta fuggire per le stesse ragioni per cui si stanno allontanando dall’areale storico. Sognano una “Comunità a Misura d’Orso” estesa su tutto l’Abruzzo! Ma perché per intanto questa Comunità non la si cerca di realizzare nello storico Parco Nazionale e territorio di sopravvivenza dell’orso marsicano? Mistero! Che sia perché semplicemente non si vuole riconoscere il fallimento di una strategia di gestione dimostratasi tale? O anche, per non dover riconoscere gli errori dei gestori del Parco dell’ultimo cinquantennio? Altro che “corridoi di convivenza”! Non si è riusciti ad avere un Parco di convivenza, e si pretenderebbe di riuscirci allargando il campo a tutto l’Abruzzo e l’Italia centrale? Illusi! Prima si riconoscano gli errori commessi e si parli di una nuova strategia per riportare gli orsi marsicani a casa loro! Solo dopo si potrà valutare come preservare anche i piccoli nuclei emigrati che resteranno alla Majella, Gran Sasso e Velino-Sirente! E si smetta di spendere milioni di euro in ricerche, comprese quelle socio/economiche per stabilire il valore dell’orso come attrattore turistico, e si stanzini invece gli stessi milioni per ricreare quel mondo agro-pastorale di cui l’orso va alla ricerca; e si paghino sull’unghia TUTTI i danni che gli orsi arrecano, anziché spenderli in inutili studi e… stipendi!
Murialdo, 1 Maggio 2023 Franco Zunino
Segretario Generale AIW