Molti cacciatori non tengono nella dovuta considerazione l’importanza dell’educazione di base del proprio cane, e direi nemmeno della loro, calcando i campi con approssimazione e prepotenza, arrecando disturbo, provocando fastidi agli altri ed alla fine anche a loro stessi. Sono quelli che schiamazzano come scimmie per parlare tra loro, e ululano come bestie malate per richiamare il proprio cane; quelli che sparano al fagiano levato da noi, e spesso quelli che ci camminano dietro, passo passo, a pochi metri di distanza come agenti del Kgb di bolscevica memoria. Sono quelli che litigano e questionano, quelli che gridano bestemmie, quelli che sparano in modo pericoloso, quelli che picchiano il cane perché non ha capito ciò che loro volevano, dimenticando che il cane è figlio del padrone e l’uno non può essere educato, se l’altro a sua volta non lo è di già.
Torniamo ai cani, che è meglio. Una delle questioni più “nazionalpopolari” circa il l’apertura ed il suo principe colorato e scoccodante, è la razza di cane più adatta alla bisogna. Personalmente penso che quando sono presenti certe qualità in misura sufficiente, qualsiasi razza da ferma può andar bene. Però, la cinologia ed il buon senso ci suggeriscono di considerare che se esiste una diversità razziale, diversi saranno anche i gradi e le condizioni d’adattamento d’ognuna di esse alle situazioni contingenti. Il setter inglese è adatto su tutto, quindi anche sul fagiano; il pointer è il meno adatto, ma se lo è davvero non c’è cane che possa eguagliarlo; il breton è una sorta di anello di congiunzione con gli spaniel, quindi sul fagiano equivale, e spesso supera il setter; il kurzhaar con gli spaniel non c’entra nulla ma è adattissimo lo stesso in virtù della sana “poliglossia” operativa che i tedeschi pretendono dalle loro razze, anche se più adatto al pennuto avversario sarebbe il cugino drahthaar, e chi ce l’ha, sa cosa intendo; lo spinone, secondo me, è il massimo in termini di adattabilità, e se la gioca alla pari col breton superando però il piccolo francese nel riporto dall’acqua, soprattutto quella in movimento come fiumi e torrenti; il bracco italiano vale il kurzhaar, e bilancia la minor dinamicità con la classe inarrivabile del sangue puro che al kurzhaar, magnifico ma pur sempre incrocio, manca un pò.
Queste note non sono dettate da mere considerazioni pragmatiche: sono pennellate pseudoimpressioniste, maldestre e imprecise se volete, che nascono dalla fonte delle emozioni, unica sorgente affidabile per parlare di cani, di fagiani, di aperture trascorse e di quelle venture. Siamo destinati a ricordarli tutti, gli amici a quattro zampe: lo prescrive la legge del cuore che non ammette deroghe e che non contempla distinguo, che supera quella del tempo e della memoria, che vige sempre malgrado tutto, e che resta l’ancora più sicura, quando ci sembra di non trovare più nessun appiglio. A qualsiasi razza appartenga il nostro cane, diamogli sempre tanto affetto ed una carezza al giorno: ce le restituirà tutte con gli interessi, anche quando se ne sarà andato, o quando di aperture non ce ne saranno più.
APERTURA AL FAGIANO : LA SFIDA
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