Il cane che abbia cromosomi “da competizione” in cospicua quantità, ovvero sia dotato di qualità agonistiche interessanti, può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Utile, se educato, nel battere terreni ampi e regolari fino a quando il sole non diventa incandescente, diventa una peste, se non modella l’andatura alla situazione, quando la calura inizia a salire minuto dopo minuto e gli animali sparsi in mezzo ai campi si rifugiano nei posti più freschi, spinosi e dannati.
A questo punto, per il nostro campione, è necessario restringere la cerca, mortificare il proprio orgoglio di “divoratore” di terreno, essere disposto a ficcare il naso e le zampe in posti dove lui non si sognerebbe mai di avvicinarsi e, se lo possiede, deve far prevalere un sano, primordiale senso del selvatico, su quello della cerca classica e vagamente geometrica, che ha imparato a mettere in pratica. In genere però, questa è una metamorfosi che il grande agonista sarà incline a non compiere.
Allo scopo di sgomberare dall’orizzonte il fantasma di qualche frainteso, evocato da queste considerazioni, è opportuno dire che se anche il cane di gran sangue e soprattutto quello d’un certo tipo, non è il più adatto alla sfida col fagiano il giorno dell’apertura, ciò non significa che invece basti o necessiti un cane da poco. Al contrario: avremo bisogno di un cane atleticamente ben preparato da uscite ed uscite preliminari, e non tirato fuori dal canile solo la fatidica mattina, perché l’apertura è un giorno particolare ed è facile prevedere anche molte ore di caccia sotto un sole impietoso, e perché il fagiano può costringere il cane a “inseguimenti ” di notevole portata ed anche a recuperi onerosi, a volte anche dall’acqua. Avremo bisogno di un tipo dai nervi saldi, che indicano carattere equilibrato e sono necessari sempre, ma in modo particolare il giorno dell’apertura quando la caccia sarà ressa di cani, spari ed urlacci, e quando un animo tetragono alle sollecitazioni emotive sarà la carta vincente per affrontare più della metà delle situazioni. Naturalmente, avremo necessità che il nostro cane possieda un buon naso, ma ancora di più che questo sia collegato ad un buon cervello pensante, ovvero in grado di capire le situazioni, di discernere un sito vuoto da uno pieno, di accettare gli ordini che gli vengono impartiti con spirito di collaborazione. Qui si collega un’altra dotazione di sicurezza: l’educazione di base, strumento a volte da noi trascurato o considerato in maniera superficiale: se lo si chiama, il cane deve tornare senza remissione di peccato; se gli si chiede di entrare in un roveto, lui deve accontentarci; se è chiamato a recuperare o a riportare deve farlo con passione ed efficienza. Il fagiano colpito può cadere in ambienti intricati ed inospitali o addirittura nell’acqua fonda, ed un animale ferito può coprire perfino qualche centinaio di metri buttandosi negli anfratti più reconditi, da dove solo una buona azione di riporto, e meglio ancora di recupero, può trarlo fuori e guadagnarlo al carniere. Un cane bravo recuperatore non ci farà mai perdere neanche un capo di selvaggina, anche se il suo riporto non sarà perfetto.
APERTURA AL FAGIANO : LA SFIDA
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