Avete mai pensato di presentarvi ad un invito importante, magari ad una cena di gala, indossando gli abiti che portate quando lavate la macchina? Io credo di no. Ovviamente potremmo farlo, ma verremmo classificati. Oppure di affrontare un esame senza essere preparati sulla materia? Sovente accade, ma si viene inesorabilmente bocciati. Ebbene, la stessa cosa accadrà per un apertura al beccaccino pianificata con un ausiliare inadatto. All’inizio, per il nostro cane sarà un divertimento, ma dopo un po’ la caccia si trasformerà per lui in una noia mortale a base di rimproveri, urli e imposizioni incomprensibili. Per noi sarà invece un’angoscia assoluta sin dall’inizio che crescerà mutandosi in rabbia, frustrazione e nei casi più gravi, disperazione. Tralasciamo quest’ultimo penoso stadio, poiché nella vita vi sono cose ben diverse che un’apertura della caccia per cui valga la pena disperarsi, e prendiamo in considerazione gli altri due. Rabbia, dunque, perché mentre il nostro cane sfrulla un beccaccino dietro l’altro, e noi, presi alla sprovvista li padelliamo a spron battuto, pensiamo all’amico che invece ha saggiamente rinunciato a questa “folle” idea per sparacchiare il suo bel fagianone , tornare a casa in tempo per accompagnare la famiglia dai nonni e salvare così la faccia e la pace familiare. E poi la frustrazione, dovuta al caldo afoso, alle zanzare insopportabili, al cane inutile, e al carniere “pesantemente” vuoto. E magari, nella fretta di correre in padule a far strage di sgneppe, ci si è perfino dimenticati la colazione a casa, quindi in più anche la fame. Bene, questa situazione da Inferno Dantesco, dobbiamo assolutamente cercare di evitarla. Ed il primo passo per poterlo fare è quello di essere certi che il nostro cane possa rendere un servizio utile in un’avventura di questo tipo. Questo non vuol dire che debba per forza essere uno specialista, ma vuol significare che possiederà un carattere equilibrato, un olfatto di primissimo ordine, una ferma solida ed un ottimo senso del recupero. Ovviamente, se possedesse anche un po’ d’esperienza non sarebbe male. Il beccaccino ha un’emanazione limitata, regge poco la ferma, soprattutto se a cortissima distanza, e preferirà sempre levarsi in volo piuttosto che pedinare. Il cane dovrà essere quindi molto reattivo, e bloccarsi alla prima emanazione utile: qualche passo in più potrebbe significare il frullo fuori tiro. Dovrà essere intraprendente, ardito quasi, pur essendo obbediente ed in mano, poiché i beccaccini spesso vanno a nascondersi lontano dalla portata utile delle nostre gambe. Il cane ardito ci permetterà sempre di incarnierare qualcosa in più , anche a costo di qualche sfrullo. Il timido invece, ci costringerà a “fare coppia” con lui, obbligandoci a seguirlo nel suo itinerario limitato e carico di dubbi, facendoci perdere tempo e alla fine stancandoci inesorabilmente. Che sia intelligente, poi. Il cane sveglio, anche se privo di esperienza, impiegherà poche battute a capire come deve comportarsi con il beccaccino. E se ne possiede i mezzi, vi si adatterà immediatamente. In zone molto aperte aprirà la cerca, sempre dimostrando di voler cacciare, e non solo correre; mentre in zone più ristrette, sporche o stecciose, sfrascherà con determinazione ma con attenzione. E poi riporterà con dovizia, e se sarà il caso recupererà infallibilmente.
Una volta si diceva che il cane da beccaccino è un cane completo. E’ vero, non totalmente vero, ma molto vero. Tuttavia bisogna considerare che non a tutti i cani “piace” lavorare sul beccaccino. Ed anche quelli che si dimostrano grandi cacciatori di fagiani e beccacce, o gli specialisti della quaglia, non sempre gradiscono l’effluvio di animali acquatici. Potrei infatti raccontare diverse personali esperienze su questo argomento, invero assai interessante. Altra “vexata quaestio”, la razza. Può sembrare sbrigativo dire che ogni razza è in grado di sfornare specialisti, o quantomeno appassionati, sul beccaccino. Sarà , ma è così. Forse, volendo a tutti costi trovare la finezza, si potrebbe affermare che la presa di punto del pointer è difficilmente eguagliabile, su ogni
selvatico ma sul beccaccino in particolare; o che la completezza del setter inglese può essere l’arma risolutiva in ogni situazione. Ma che dire della robustezza, dote fondamentale, e del cervello dello spinone? O del gran naso e della giusta andatura del bracco italiano? E dimenticherei colpevolmente l’olfatto prodigioso del setter irlandese, la vocazionalità genetica del gordon, e così via. Comunque, la mia personale opinione è che in risaia o in larghi invasi, le razze britanniche potrebbero fornire risultati sensibilmente migliori, in virtù della loro maggiore reattività, mentre in altri ambienti, che poi sono la maggioranza, le razze a cerca più misurata probabilmente rendono un filo in più in termini di carniere per le indubbie doti di adattabilità ed eclettismo.
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