Normalmente il beccaccino si trova in zone d’acqua, come fiumi di valle, invasi grandi e non, marcite, risaie, paduli piuttosto aperti. Egli, dunque, predilige l’ambiente umido ed aperto: è uno dei dogmi che andranno rispettati, per poterlo cacciare. Non è il frullino , e, nel periodo dell’apertura non lo si troverà , ad esempio , in pozze isolate in montagna , o in aperta campagna asciutta, benché attraversata da canali. Il beccaccino esige l’acqua, e questa dovrà essere dunque l’elemento dominante della zona ambientale, condizionando tutto l’ecosistema: dall’acqua, infatti, il nostro migratore potrà allontanarsi solo se pesantemente e reiteratamente infastidito. L’acqua quindi deve essere motore e veicolo, croce e delizia, tormento ed estasi; deve essere onnipresente e onnipotente, deve farci imprecare, sudare, rabbrividire. Solo se l’acqua avrà questo peso nell’economia dell’ambiente che stiamo battendo, potremo dire con una buona dose di certezza, di essere nel posto giusto per “aprire” al beccaccino. Tuttavia, teniamo sempre a mente una semplice ma saggia massima enunciata da Shaw, un grande cacciatore Inglese dell’Ottocento : ” …Quanto più il posto risulta peggiore per le vostre gambe, tanto più sarà migliore per cacciare il beccaccino”.
La risaia è una vasta estensione allagata ad arte, dove viene coltivato il riso. Qui il nostro scolopacide individua uno degli ambienti a lui più favorevoli. Le condizioni ci sono tutte: acqua bassa a perdita d’occhio, cibo a sazietà, costituito da molluschi, larve, semi e piccoli insetti, ventilazione costante e termiche d’aria disponibili. Dunque tenderà a non allontanarsi neanche dopo pressioni venatorie insistenti, offrendo al cacciatore numerose possibilità d’incontro.
Dall’altro lato, data l’usuale scarsità di piante d’alto fusto, all’apertura il caldo potrà essere infernale, l’umidità opprimente , gli insetti tirannici e devastanti. Sarà dunque opportuno affrontare quest’ambiente con intelligenza, facendosi accompagnare da ausiliari eccellenti, meglio se specialisti, esperti fermatori e recuperatori infallibili. La marcita non si discosta molto dalla risaia dal punto di vista ambientale, ma solitamente ha una minore estensione. Si tratta di una serie di prati
allagati quasi costantemente, atti a fornire erba fresca agli animali domestici in ogni periodo dell’anno. Come in risaia, anche qui sarà opportuno camminare sui bordi dei fossi, meglio ancora entrando in marcita solo quando il cane è palesemente in ferma. Questo per l’accorgimento di rispettare il terreno, e per evitare di spaventare anzitempo i selvatici con i nostri inevitabili sciacquii. Ricordiamoci sempre che si tratta di ambienti coltivati, e che quindi la buona educazione, sociale e civile, imporrà una richiesta di permesso ai legittimi titolari del fondo, per poter cacciare. Anche qui il caldo sarà un grande alleato dei beccaccini, accentuato ancor di più dall’effetto specchiatura dovuto all’acqua circostante.
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