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I Parchi Nazionali d’Italia sono da anni subissati di critiche per progetti ed iniziative di ogni natura, quasi sempre contro gli interessi ideologici dei Parchi stessi (la conservazione dei beni naturali cui hanno mandato); eppure non s’è mai visto uno schieramento unitario di associazioni ambientaliste in loro difesa, nel senso di critica alle loro sempre più discutibili forme di gestione, più attente al turismo ed alla necessità/possibilità di sfruttare ogni bellezza, ogni valore a questo fine che non alla loro tutela e conservazione (si pensi alle “foreste vetuste”, che necessitano di una integrale difesa, tanto per fare un esempio, o all’Orso marsicano; e che invece sono, le prime, subito state “svendute” al turismo, e il secondo sfruttato al punto tale da averne messo a rischio la sopravvivenza!) quanto quello scatenatosi in difesa di un vero e proprio poltronificio politico: per le nomine dei Presidenti degli assurdi, inutili ed eccessivi Enti Autonomi che i Parchi hanno mandato di gestire e amministrare! Se questo non è segno che non solo i Parchi, ma anche le associazioni ambientaliste sono succube della politica, quale altra prova ci vuole? Addirittura si sollecita la politica a provvedere alla creazione di altri posti di lavoro nell’ambito dei Parchi, come se già i dipendenti dei Parchi non fossero troppi (nel solo Parco d’Abruzzo dei 7 milioni di euro di budget del 2016, ben 4,5 sono stati utilizzati per stipendi: Corte dei Conti dixit!). I Parchi Nazionali non hanno tanto bisogno di Presidenti, quanto di gestori e tecnici che siano veramente all’altezza del compito, perché sono questi i VERI gestori della Natura e non i Presidenti! E spesso sono proprio questi gli artefici di tante discutibili scelte ai danni del bene Natura chei Parchi hanno mandato di conservare. I Presidenti sono solo poltrone politiche! E, soprattutto, i Parchi Nazionali hanno bisogno di milioni di euro di budget che siano VINCOLATI alla tutela diretta dei territori naturali (acquisto di terreni o loro affitto, indennizzi per mancati tagli forestali e pagamento dei danni della fauna); ripetiamo, non di PRESIDENTI! Anzi, saggezza vorrebbe che fossero abrogate queste cariche e abrogati gli stessi Enti, e dare corpo ad un serio e funzionale Servizio Parchi Nazionali sottoposto al Ministero dell’Ambiente, con un unico Direttore Generale, un unico Consiglio di Amministrazione e solo Direttori di Parchi Nazionali. Se non altro lo Stato avrebbe un unico carrozzone da finanziare, come hanno quasi tutte le Nazioni, con possibilità di spostare i funzionari (Direttori compresi) da un Parco all’altro a seconda della bisogna. Avevamo le Comunità Montane: non facciamo che questi Enti Parco si trasformino nelle nuove mascherate “Comunità Montane” da far presiedere a politici trombati o funzionari pensionati d’oro della politica, e quindi gestori di progetti che un tempo avrebbero fatto la gioia delle suddette Comunità Montane, e che gli ambientalisti contestavano. Progetti che oggi sotto l’egida di “Parco Nazionale” passano per iniziative “ecologiche” e quindi realizzate o realizzabili nonostante i Parchi Nazionali (ultime, il dannosissimo Rifugio “green” della Cicerana nel Parco d’Abruzzo, la diga del Frido nel Parco del Pollino, la centrale eolica Moliterno nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Angri, o la tappa del Giro d’Italia al Lago Serrù del Gran Paradiso, o, per chiudere in bellezza, l’eclatante esempio del famigerato depuratore di Pescasseroli, realizzato in pieno Parco Nazionale d’Abruzzo e su terreni che avrebbero dovuto essere “sacri” in quanto appartennero al fondatore dello stesso Parco, che se li auto-vincolò e che per primo portò in Italia quest’idea e che gli eredi vincolarono a loro volta a questo sacro fine: Ermino Sipari!). Invece sigle ambientalistiche, ambientalisti, giornalisti a loro (a noi) vicini e media in genere stanno protestando per le mancate nomine dei Presidenti dei Parchi Nazionali! Nomine che se non fossero ben retribuite, come aveva stabilito un Governo di qualche anno fa e che un successivo Governo si premurò subito di abrogare, magari interesserebbero assai meno! E poi, andando al vero nocciolo del problema: in Italia ci sono troppi Parchi e troppo grandi. E’ necessario trovare altre forme alternative per la tutela del territorio, ed evitare la confusione Parchi=aree di sviluppo e/o ricreative. I Parchi sono per tutelare e conservare, e tutelare e conservare sono ossimoro con sviluppo. E allora, ecco la soluzione del problema: meno Parchi, Parchi più piccoli ma Parchi più seri. E tutele alternative per altre aree meritevoli, che siano rispettose dei diritti delle popolazioni locali e permissive verso gli sfruttamenti razionali delle risorse naturali rinnovabili. Ma di questa sagezza nessun giornale ha scritto o scrive!
Murialdo, 31 Marzo 2019 Franco Zunino
Segretario Generale AIW