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Un mondo che non c’è più

Lettere al Direttore
1 Marzo 2019 di Redazione Caccia Oggi
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Egregio Direttore,

questa non vuol essere una biografia,ma semplicemente una cronistoria, non precisissima, di quello che è avvenuto in Italia,riguardante l’attività venatoria nell’ultimo mezzo secolo. Chiedo a chi leggerà,a non ergersi a insegnanti e/o professori,nei miei confronti, sarebbe come sparare sul pianista. Ho iniziato nel 1967 a 16 anni con il Porto d’Armi, ed ecco una delle cose che sono cambiate in questi 50 anni: all’epoca era sufficiente il consenso di chi esercitava la patria potestà,per ottenere il Porto d’Armi, oggi bisogna essere maggiorenni; bisognava possedere una fedina penale immacolata, oggi chiedono il Certificato Antimafia,neanche fossimo tutti imparentati con costoro. Sono cambiati i Regolamenti, a mio parere in peggio, e mentre una volta c’era rispetto,cordialità,goliardia, oggi si è perso molto; si rispettava il cacciatore anziano,si salutava chiunque,si scherzava molto. Un aneddoto: alcuni ricorderanno le cacce primaverili, in cui c’era la possibilità di tirare alle tortore e alle quaglie,in un periodo di 15/20 giorni, era una caccia in cui ci si incontrava tutte le mattine, si diventava amici e ci si rivedeva dopo un anno,negli stessi giorni e negli stessi luoghi. Fra noi c’era un giudice,uomo retto e giusto,ligio alle leggi,oltre che appassionato cacciatore: un dì decidemmo di tirargli uno scherzo. La caratteristica di questa caccia era che ognuno di noi aveva il suo posto preferito,che tutti rispettavano,e facevamo tutti lo stesso percorso per raggiungerlo; perciò acquistammo una lepre, ci nascondemmo, dietro un muretto a secco,e aspettammo che passasse il giudice. Quando questi arrivò a pochi metri,lasciammo andare la lepre, e da parte del giudice, il vederla e tirargli fu un tutt’uno. Quando cominciammo a prenderlo in giro,rispose con grande saggezza:”La passione è passione!”. Non era una caccia da grandi carnieri, ma era spettacolare,assistere al passaggio di milioni e milioni di tortore, ed ogni mattinata finiva puntualmente a fare colazione con pane fresco, ricci e birra. Che bello che era…Oggi,c’è gelosia, invidia, diseducazione: ora ti passano avanti, non salutano, possibilmente ti guardano male perchè sei arrivato 1 minuto prima di loro. Poi,  sono iniziate le restrizioni: non più le aperture alla metà di agosto, non più le chiusure al 31 Marzo, e di anno in anno sempre qualcosa in meno. Meno selvatici cacciabili, meno giorni,  e si arrivò all’apertura l’ultima domenica di Agosto e chiusura al 10 marzo, poi al 28 Febbraio,e ancora al 31 Gennaio,anche se alcuni già chiudono al 20 Gennaio. Si riuscirà mai a tornare indietro,a recuperare qualcosa???,chissà?? Il male della nostra passione è stata l’entrata nel nostro mondo,più del giusto, della politica e con essa le Associazioni Venatorie. Sappiamo tutti che una volta la caccia era quasi esclusiva degli abbienti, certo anche molti contadini la praticavano,ma solo per avere un apporto di carne allo loro misera dieta. Non voglio porre dei distinguo,ma con il Boom economico degli anni ’60,molti decisero di “andare a caccia”. Senza offesa: ma chi erano questi novelli seguaci di Diana? La stragrande maggioranza erano operai della nostra industria,strappati all’agricoltura,con un livello d’istruzione, che a volte non raggiungeva la scuola media, Ma, ripeto non voglio offendere nessuno. Allora i nostri referenti per essere messi al corrente di leggi,regolamenti e norme,erano i presidenti Comunali, che quasi sempre avevano una istruzione maggiore e ci spiegavano i cambiamenti,ecc..ecc..Quando qualcuno, anzi molti,capivano che dall’anno precedente ci era stato tolto qualcosa, o si riceveva un divieto in più,si abbozzava una protesta. La reazione di questi Presidenti era sempre uguale, e di anno in anno,ci dicevano:”State buoni,accontentiamoci,altrimenti…….!”. Dove ci ha portato quell’ “altrimenti”, senza protestare in alcun modo? Al lumicino, sì proprio al lumicino. Ma il bello che ancora oggi,che siamo allo sfacelo,continuano imperterriti a pronunziare quella maledetta frase: “state buoni, accontentiamoci, altrimenti… ” In questi decenni,non sempre è andato tutto storto: c’erano episodi che facevano anche ridere,arrivare in campagna con un paio di amici,e accorgersi che uno di loro,aveva lasciato il fucile a casa; Oppure, fra noi c’era un compagno che non centrava mai nulla e rientrava sempre a cappotto. Una mattina dopo una cacciata a allodole,ci fermammo all’ombra di una quercia per mangiare qualcosa,ognuno aveva accanto la propria arma,carica; a un certo punto arrivava uno stuoletto di allodole,questo nostro amico, afferrò un’arma e sparo 2 colpi, fortuna volle che cascarono 3 allodole. Dopo averle raccolte,esclamò:”Ecco il fucile che fa per me!”. Era una vecchia doppietta Bernardelli, certo di buona marca,ma che di sicuro non valeva l’assegno che questo amico staccò: aveva 3 zeri! La mia speranza è riposta nell’attuale Governo,che riesca ad apportare qualche cambiamento nel nostro mondo, ma in meglio!!! Se così non sarà, molti, moltissimi appenderanno il fucile al classico chiodo e si perderanno usi, tradizioni, cultura, insegnamenti. Un esempio su tutti: molti giovani non hanno mai visto un croccolone, un rigogolo, non conoscono le regole non scritte. Peccato!!

Remo MASI (un vecchio cacciatore,poco esperto e molto chiacchierone..)


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