Confermo che quanto sopra scritto corrisponde letteralmente a quanto accaduto. Mi venne e mi viene ancora oggi da pensare, seguendo la mitologia classica, che la Parca Atropo li aveva chiamati a sé ormai da molto tempo tagliando la vita sia del mio amico Reggiolese, sia del figlio del grande cacciatore di Po, sia del cacciatore Viadanese. La stessa Parca che insieme alle sorelle decideva la durata della vita degli esseri viventi, dopo 5 anni da quell’episodio tagliò il filo della vita anche al mio amato Rambo, che morì di malattia sconosciuta senza avere raggiunto l’agognato titolo di campione internazionale di lavoro.
Ho omesso volontariamente i nomi dell’amico Reggiolese di cui alla prima parte, dell’informatore del mio paese, nonché il nome del cacciatore Mantovano seguendo un’antica superstizione che mi impone di non pronunciare più il nome di coloro che erano deceduti, soprattutto se molto vicini al mio cuore.
Dopo tanti anni ancora oggi soprattutto nelle serate estive, seduto nel cortile di casa con il mio cane Setter Inglese Sam al fianco, penso a questi fatti, illudendomi che le Parche, che presiedevano e presiedono al Fato di tutti gli esseri viventi, avessero già deciso, essendo le loro decisioni immutabili persino da parte degli Dei, la durata della vita degli uomini e degli animali protagonisti degli episodi sopra raccontati e quindi la Parca Atropo tagliò il filo della loro vita al momento prestabilito. Quanto a me, non mi illudo che Atropo si sia dimenticata di tagliare il mio filo, spero che ciò avvenga il più tardi possibile! Quando il filo della mia vita sarà inesorabilmente tagliato, spero di salire verso le stelle e superato il Ponte dell’Arcobaleno, di trovare nei verdi territori di caccia tutti coloro, uomini e animali che ho tanto amato.
Mario Burani
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