Credo che ancora oggi gli abitanti della Bassa Padana e soprattutto i rivieraschi del grande Fiume che divide un lembo dell’Emilia dalla Lombardia, ricordino quello che accadde fra l’Epifania del Gennaio e il mese di Febbraio 1985. Neve, neve, tanta neve come quasi da un secolo non accadeva e successivamente il persistere di temperature quasi “polari”, fino a circa meno 23°. Il gelo sulla neve pressata non concedeva tregua né di giorno né di notte, tanto che molti alberi erano addirittura crepati. Poi dal mese di Marzo il gelo tolse gradualmente gli artigli dalla Pianura che costeggiava il Grande Fiume e la temperatura conseguentemente cominciò a risalire in attesa dell’arrivo della vera Primavera. Comunque gli enormi mucchi di neve che le ruspe avevano accatastato ai lati delle strade e fuori dai centri abitati resistettero primo di sciogliersi fino ad Aprile.
Una giornata infrasettimanale dell’inizio di Febbraio di quell’anno tentai di recarmi presso il Tribunale di Rovigo per discutere un procedimento penale fissato per le ore 11,00. Non essendo la tratta Guastalla – Rovigo servita da mezzi pubblici, feci presente telefonicamente al Presidente del Collegio Giudicante la mia difficoltà ad essere presente all’udienza per l’ora prefissata stante lo stato delle strade. Tentai il viaggio con una vecchia Opel Kadett montando le catene su tutte le quattro ruote. Questo in realtà poco sarebbe servito viaggiando su strade ancora innevate e completamente gelate. Pensavo che anche in caso di uscita di strada avrei potuto lasciare la vecchia auto al bordo stradale e chiedere un passaggio per rientrare a casa.
Guidavo a passo d’uomo, quando in una landa senza alberi appena al di fuori dell’argine maestro fra Guastalla e Reggiolo le vidi sulla mia sinistra: oche tante oche della neve (oche selvatiche – Anser Anser). Erano circa una trentina appoggiate sulla neve gelata che copriva i campi a circa 100 metri dalla strada.
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