Il mio sguardo era fisso verso il basso. Percepii uno strano suono simile a quello di un lenzuolo sbattuto dalla massaia. Alzai gli occhi: davanti a me a pochi metri di distanza, circa 15, mi apparve una grande oca in virata, quasi come un aereo. In pochi secondi imbracciai la doppietta e feci partire una coppiola stretta. L’oca si afflosciò in volo e morì prima di toccare l’acqua. La corrente era forte e il corpo morto dell’uccello veniva trascinato velocemente a valle. Rambo si tuffò per il riporto cercando inutilmente di abboccare il petto dell’oca troppo grande per le sue fauci ma la forza della corrente trascinava cane e preda a valle, mentre io li seguivo dalla riva urlando disperatamente: “Porta Rambo, porta!”. Cane e oca percorssero circa 60 metri. Ero molto preoccupato perché davanti a me iniziava un bosco foltissimo che mi avrebbe impedito di vederli. Rambo miracolosamente riuscì ad afferrare l’oca per il lungo collo, virò a destra tagliando la corrente e finalmente giunse a riva. Si scrollò l’acqua gelata di dosso e portò l’oca ai miei piedi. Gli occhi quasi quasi gli brillavano dalla gioia. Spazzai con cura la neve dalla sua groppa e dalla sua testa abbracciandolo ed accarezzandolo più volte. Non riuscendo ad infilare l’enorme uccello nella “cacciatora” presi l’oca per il collo trascinandola e tornammo verso l’auto con il vento e la neve in faccia. Rambo mi seguiva al passo tenendo stretta con la bocca l’ala dell’oca quasi che volesse assicurarsi che l’uccello tanto faticosamente recuperato non prendesse il volo. Quando giungemmo a circa 100 metri dall’auto, di fronte all’appostamento fisso Mantovano, si alzò forte una voce: “Avvocato lazzarone, sempre tu, sempre tu! Erano 6!”. Ovviamente pensai che quella abbattuta fosse la prima oca che volava davanti al branco e che ai colpi del fucile le altre avessero deviato il volo. Ecco perché non le avevo viste. Tornammo a casa felici sotto la neve.
« pag 5Storie di oche e di..spinoni
Condividi: