Se dovessimo stilare un’ipotetica classifica di simpatia fra la selvaggina da piuma, credo sinceramente che saremmo tutti concordi nell’indicare al primo posto la piccola, dimessa, impacciata quaglia.
Senza meno è il selvatico che ha tenuto, e forse tiene ancora a battesimo la maggior parte dei neofiti a due o a quattro zampe essendo nel contempo lo stesso che procura all’anziano cacciatore onusto di tempo e di vita, quegli ultimi brividi prima d’appendere la doppietta per sempre. Ma al di là di queste caratteristiche, che di per sé sarebbero sufficienti alla sua glorificazione, la quaglia gioca un ruolo importantissimo nella preparazione del cucciolone e soprattutto nel mantenimento delle qualità naturali. Qualsiasi cane nelle cui vene scorra sangue di fermatore si dedicherà al suo perseguimento con uno splendido grado di passione, cercandola con alacrità, fermandola con quell’espressione a metà fra il sorpreso e l’indispettito ed infine riportandola con gusto a volte anche eccessivo, se pensiamo a quante ne vengono inghiottite da bocche avide e ineducate. E’ un maestro prezioso, il piccolo gallinaceo africano: è paziente con gli impazienti, è tollerante con gli imprudenti, è saggio con gli stolti. Ma proprio per tutto questo, al momento giusto sa essere il più severo degli educatori, in grado di rifilare i castighi più umilianti ed efficaci ai giovani impertinenti ed a volte anche a qualche vecchio somaro incallito da errori e mollezze. Vediamo perché.
ELOGIO DEL CANE DA QUAGLIE
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