Lo spinone è antico anche lui, per carità. Antico rispetto ad un pointer o ad un drahthaar, ma diviso dal bracco da almeno mille anni di storia. Un giovanotto, insomma, rispetto all’altolocato cugino. Qualcuno, invasato da amore
sviscerato, ha voluto attribuirgli improbabili medaglie di archeologia canina, fasulli certificati nobiliari, ascendenze altolocate, in pieno contrasto con la vera, dignitosa storia del cane e, lasciatemelo dire, con l’intelligenza di chi lo ama davvero. Sono stati dunque malamente scomodati mitici autori greci ed inossidabili vati latini, quali Senofonte e Seneca, per sostenere, delle argomentazioni storicamente traballanti e zootecnicamente infondate. Teniamolo bene a mente: nessun cane a pelo lungo e duro fermava la selvaggina ai tempi dei romani o durante il medioevo. I soli cani da caccia con simili caratteristiche erano segugi impiegati per la grossa selvaggina, oppure, nei casi di naso più raffinato, per perseguire la lepre.
BRACCO E SPINONE: DUE STORIE ITALIANE…
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