Le razze da ferma italiane, notoriamente sono due: il Bracco Italiano e lo Spinone.
Nonostante ciò che talvolta si afferma, le due razze sono alquanto diverse tra di loro dal punto di vista del lavoro che sono chiamate a svolgere e per il quale sono state, all’alba dei tempi, selezionate. La ragione di questa diversità risiede nel complesso dei fattori storici, sociali ed ambientali che hanno influito sulla loro formazione e che hanno continuato a pesare in tutto l’arco del loro sviluppo e della loro successiva attestazione.
Analizziamo per sommi capi le vicende del bracco italiano. Noto fin dall’antichità romana, quando un cane molto simile all’attuale veniva spesso raffigurato in bassorilievi, pitture ed affreschi pompeiani, e, successivamente al crollo dell’impero e all’avvio dei secoli medioevali, veniva indicato come canis avicularis, il bracco italiano può essere considerato il più plausibile progenitore di tutte le razze da ferma. Ovviamente, duemila anni or sono non era esattamente com’è adesso: le sue orecchie erano meno lunghe, il suo pelo meno vitreo, e il suo profilo abbastanza più ordinario dell’attuale. Inoltre non è che fermasse granché. Ma era inequivocabilmente lui. Già ai tempi dei romani, le famiglie patrizie si scambiavano i cuccioli e le monte, salvaguardando seppur in modo decisamente classista quelle che furono le caratteristiche di distinzione, olfatto ed efficienza. Stessa cosa accadeva durante il medioevo, quando il suo lavoro venne spesso impiegato in falconeria, disciplina che proprio nei secoli bui vide l’inizio della sua pratica in forma codificata e diffusa nella maggior parte delle famiglie appartenenti all’aristocrazia guerriera ed ecclesiastica.
BRACCO E SPINONE: DUE STORIE ITALIANE…
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