Ricordo ancora quando lo conobbi, appena diciottenne, fresco di porto d’armi. Lavorava nella pizzeria di famiglia, ogni volta che passavo per fare degli ordini parlavamo sempre di caccia; naturalmente quella al cinghiale era l’argomento predominante, tant’è che lo convinsi a venire con la nostra squadra, i “re del bosco”, anche se è bastato poco , perché Ciccio, o come tutti noi lo abbiamo ribattezzato “Castello”, questa caccia l’ha sempre avuta nel sangue.
Fu così che ebbe inizio la carriera del nostro protagonista; certo non fu facile per un ragazzo alle prime armi confrontarsi con cacciatori più esperti, ma da subito si fece voler bene per il suo carattere gioviale. Al cinghiale della giovialità importa poco, e quel che importa è che il cacciatore sia meno furbo di lui per potersi salvare la pellaccia, ma con Castello non era facile passare inosservati.
Il problema più grosso per Ciccio alle prime occasioni di vis a vis con l’irsuto, fu l’andare a segno con precisione; tante furono le padelle, e la prima rimarrà negli annali della nostra armata, in quanto in un batter di ciglia Castello scaricò addosso al malcapitato cinghialetto un caricatore intero della sua inseparabile carabina, senza tuttavia riuscire a fermarlo in maniera definitiva, e fortuna volle che a fianco a lui come tutor, quel giorno il capocaccia piazzò Bebbo Carabina, il quale avendo esperienza e mira da vendere riuscì a coprire la falla che il nostro postaiolo aveva aperto.
CINGHIALE: LE PRIMORDIALI PADELLE DEL CECCHINO
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