Finché la recensione de “Il Cacciatore in Favola” l’avevamo pubblicata noi (https://www.cacciaoggi.it/2016/02/09/la-caccia-favole-una-straordinaria-ed-inedita-iniziativa/), ovviamente tutto è filato liscio. Una rivista di caccia che si rispetti non può non dare risalto ad un’iniziativa del genere. I problemi sorgono quando invece di questo libro sono stampa generalistica e tabloid ad occuparsene e a darne rilievo.
Nell’editoriale del nostro Direttore troverete la spiegazione di quel che sta accadendo, qui sotto invece, col permesso di pubblicazione del Direttore de “L’Adige”, potete leggere il bell’articolo originale pubblicato sul quotidiano trentino.
«Abbiamo avuto un’idea, ed abbiamo capito subito che avevamo scritto il libro perfetto: il libro che non c’era, e quindi che mancava». Lo dice così, quasi con stupore, uno dei tre autori, Luca Gottardi. Insieme a Patrizia Filippi e Daniela Casagrande. Sono autori ed editori di «Il cacciatore in favola», un volumetto prodotto quasi «in casa» e che adesso sta sfondando il muro della notorietà internazionale. Tradotto in inglese e in tedesco, è ora richiesto edesportato in 30 paesi del mondo. Mentre fra poco arriverà la versione in russo, aprendo un altro ricco mercato.
Non è un libro facilmente digeribile: si tratta di undici favole per bambinipensate per raccontare che cacciare gli animali è bello, ed anche giusto. Ed ha un grande successo proprio negli ambienti venatori. «Perché in qualche modo devo spiegare alla mia bambina che la mamma, oltre che una commercialista, è anche una donna a cui piace l’arte venatoria» spiega Patrizia Filippi. E nella stessa situazione ci sono tanti altri papà e mamme, chiamati a insegnare ai loro bambini il perché della loro passione per prendere a fucilate Bambi.
«Quello di Bambi è un mito falsato, oggi la critica all’arte venatoria viene dall’ignoranza. Ma allora bisognerebbe discutere di Biancaneve perché è un cacciatore a portare alla strega un cuore di cervo per guarirla. O Cappuccetto Rosso, perché lei e la nonna vengono liberate da un cacciatore che taglia la pancia del lupo» continua Filippi.
L’idea, spiegano, è venuta a Filippi e Gottardi: «Ci siamo posti il problema nella comunicazione con i nostri bambini, poiché la realtà delle fiabe non rappresenta la realtà che sta intorno a noi oggi. Ci sono le favole dei fratelli Grimm – spiega Filippi – le quali introducevano dei temi che per i bambini non sono semplici: il tema della morte, del ciclo della vita, non è facile… e poi le fiabe contemporanee che non rappresentano la realtà che ci circonda, come ad esempio dove viviamo noi in Val di Cembra, dove non è difficile vedere volpi o caprioli e la natura prende ancora il sopravvento, anche vicino a casa».