In famiglia tutti e tre gli autori hanno dei cacciatori: Luca Gottardi lo è. Filippi ha un padre cacciatore, e così l’illustratrice Daniela Casagranda: «Ci siamo trovati d’accordo, volevamo riprendere il filone dei Grimm scrivendo noi stessi un libro di favole che valorizzasse le nostre tradizioni locali, i nostri detti popolari, le storie. Inizialmente la raccolta di 11 favole era per i nostri bambini. Parlano di detti popolari come “L’an dela fam” o “La storia della Vacca Vittoria”».
Ad esempio: «parlano anche di un cacciatore pescatore che piange al posto del pesce, perché il pesce non grida e non si lamenta e così Lacrima (il pescatore), piange al posto loro perché li ama. Ma deve prenderli per mangiare. Arrivano quindi un papà e un bambino e quando il genitore viene interrogato spiega che il pesce lo pesca perché fa crescere, e fa bene al cervello anche di voi bambini, e viene dalle nostre acque cristalline del Trentino» ci racconta Filippi.
Per spiegare meglio questa dicotomia fra storie per bambini e uccisione degli animali: «C’è la storia di Batuffolo, che è un coniglietto che casca dal camion diretto all’allevamento in batteria. Vede per la prima volta un prato e incontra un lepre. Il lepre chiede: “Perché non scappi? Perché non ti metti a correre? Non lo sai che viene la volpe, o il cacciatore, e ti uccidono? Ma Batuffolo continua a brucare l’erba e dice: “Preferisco una giornata vissuta davvero, che una vita in allevamento”». Morale? Ci dice Filippi: «Che il cacciatore che va nel bosco e spara fa molto meno male che gli allevatori».
Non è che questa donna minuta ma forte sia nemica delle bestie. «Anzi, dai 13 ai 22 anni sono stata vegetariana per protesta contro mio padre cacciatore, dopo che lui mi ha fatto pelare un lepre. Però mangiavo pesce… Poi ho studiato il mondo asburgico e austriaco della caccia, le tradizioni, le regole, perché la caccia è un’arte, l’Uomo ha potuto evolversi attraverso questa disciplina e favorisce la selezione dei capi. Io ad esempio non mangio insaccati, ma carne tracciabile, pulita o selvatica. Per capirci – spiega Filippi – non mangio pollo né pesce allevato. La carne della selvaggina 1 o 2 volte all’anno, anche le interiora, in fin dei conti è biologica. Ma certo non approvo il bracconaggio. Approvo le regole di vita, disciplina e natura, valori che vogliamo trasmettere ai nostri figli».
Il Cacciatore in Favola – “L’Adige”: ‘Giusto uccidere Bambi..’
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