In Trentino c’è un eremo votivo senza Madonne da venerare.
Romedio il santo sulle cui spoglie sono state costruite a strati una dopo l’altra cinque chiese dall’alto verso il basso, nel cuore della forra scavata nei millenni dalle acque discese dal Monte Roen.
Romedio era un nobile bavarese-tirolese, il padre possedeva il Castello di Thaur in Tirolo, e le saline nella Valle dell’Inn. Il giovane durante un pellegrinaggio a Roma, si fermò a Sanzeno poco distante dalle tombe dei martiri Sisinnio, Martirio e Alessandro, ovvero i primi missionari cristiani giunti dalla Cappadocia nel 397 in Val di Non, mandati da Sant’Ambrogio per diffondere l’evangelizzazione, e assassinati dai pagani locali adirati per l’imbonimento della popolazione praticato dai tre religiosi.
Le pale nell’Eremo raccontano episodi della vita trascorsa dal vigoroso santo dedito alla preghiera, rispettoso e amante della natura, tanto da volersi immergere in essa per stare più vicino a Dio.
L’eremita viene spesso ritratto con un orso imbrigliato a guisa di cane, o ancora a cavalcioni del feroce e grande carnivoro dopo che quest’ultimo aveva sbranato il suo cavallo… In fin dei conti Romedio quella volta doveva raggiungere la città e non si fece intimorire tanto da piegare la bestia, che mesta si lasciò infilare le briglie e una volta sellato gli permise di raggiungere l’allora Vescovo di Trento, Vigilio.
Trentino: l’orso riposa con san Romedio l’eremita..
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