Egregio Direttore,
“Perchè si!”. magistrale. Complimenti vivissimi,
L’esperienza insegna che quando la controparte non ragiona è anche incapace di comprendere. Col “muro” è inutile dialogare. “Parietes papyrus stultorum” – I muri sono la carta degli stolti – . E non v’è alcun antidoto; anche Ippocrate, considerato il padre della medicina occidentale, avrebbe delle difficoltà a individuare e consigliare la cura adatta.
Di Sapia ce ne vorrebbero a iosa. I cacciatori perdono il confronto con la parte avversa proprio perché non hanno una cultura tale da comunicare e confrontarsi con la parte avversa; e non solo. E di questo devono rendere grazie alle associazioni di rappresentanza. Perché sì! La colpa è di queste ultime. Perché, soprattutto, non hanno saputo entrare nei media. Hanno persino perso quell’appeal che, un tempo, la caccia aveva con l’opinione pubblica. Dell’editorialismo venatorio, spesso prezzolato, non voglio parlarne.
Che tristezza, caro Direttore. La cultura, tutta la cultura, è stata ridotta a un fatto puramente selettivo. È tutta intrisa di mistificazioni per fare emergere solo interessi di parte.
Sinceramente non vorrei vivere il “De profundis” della caccia.
Con viva cordialità.
Francesco Materasso
Egregio professor Materasso,
la ringrazio per l’apprezzamento e per lo spunto di riflessione che la sua lettera offre. Purtroppo dai “papyrus stultorum” siamo circondati ed intere città sono state edificate con questo triste materiale. Il De Profundis è già incominciato: la caccia italiana è stata ferita tre volte: la prima dalla politica e dagli intrecci di questa con quasi tutte le associazioni venatorie; la seconda da noi cacciatori e dal nostro appiattimento culturale, la terza proprio dalle mistificazioni massificate che hanno prodotto i muri da lei acutamente osservati.
La sua stigmata circa i media è sacrosanta. Ma, ahinoi, i media sono fatti da uomini e sono appesi al filo del gradimento popolare. Non vi troverà mai un articolo o un servizio documentario a favore delle nostre istanze o comunque serenamente obiettivo, perché guai se si spargesse la voce che quella testata è, seppur alla lontana, amica dei cacciatori. Addio abbonamenti, addio pubblicità. Ma c’è di più: fra poco, e spero di essere smentito, non solo di caccia non si potrà più parlare in televisione e sui giornali, ma nemmeno di una bella grigliata o di una ricetta di selvaggina. Occorre un cambio di rotta radicale, una presa di posizione pubblica, a fronte alta e a voce spiegata. Occorre un sacrificio in termini di energia e di iniziativa. Occorre coraggio. Solo con questo potremo ancora sperare di respirare l’aria fresca della libertà.
Ricambio di cuore la cordialità
Mario Sapia