Già qualche mosca le svolazzava intorno. Chissà se si resero conto che era morta! Sparare a un animale a caccia chiusa, è il più vile atto di bracconaggio che si possa compiere.
Mi venne una rabbia che non dava spazio a nessuna giustificazione e indulgenza. Anche perché gli animali piangono. Questo è inconfutabile. Scienziati e documentaristi hanno dimostrato e sono tutti concordi che gli animali, in quanto esseri viventi, esprimono come noi stati d’animo, emozioni e mimica facciale. Taluni sono andati oltre. Con le risonanze magnetiche, hanno avuto tangibili conferme. Sì, quei volpacchiotti, secondo me, avranno pianto. E tanto.
Ciononostante dovetti pensare a tutte le possibili soluzioni ponendomi, fra me e me, domande e risposte. I cuccioli si erano intanati, intimoriti della mia presenza che di sicuro avevano avvertito, prima che io vi arrivassi. Ispezionai il posto. Nel raggio di sei passi c’erano l’entrata e l’uscita principale, più altre tre laterali di dimensioni diverse. Opere d’ingegneria. Non distante un piccolo fossato. Lì la deposi, coprendola con uno spesso strato di terra. Con sopra tante pietre. Onde evitare che i figli la esumassero.
Fatta la degna sepoltura, restava cosa fare dei cuccioli. Sarebbero morti di fame o prede di cani randagi. Toglierli dal loro habitat sarebbe stata la decisione peggiore. Decisi per un’adozione a distanza, consapevole che i cuccioli in lattazione non hanno lunga vita in natura. Mi sedetti su un masso per riflettere, perché qualcosa non tornava. Mi sovvenne che la famiglia delle volpi e di tipo monogamico, quindi padre e madre collaborano insieme per la crescita dei piccoli. E questo fin quando non avviene lo svezzamento. E incominciai a chiedermi: perché la mamma, il cui compito è di non lasciare mai soli i piccoli e di allattarli, si era allontanata dalla tana quando è il padre che va a cacciare per cercare il cibo per l’intera famiglia? E se la caccia è stata abbondante, quando è in prossimità della tana, lo rigurgita. Su questo non avevo dubbi, perché rientra nell’affermazione di Willima Shakespear: “Le volpi hanno un loro codice”. Al padre era capitata la stessa sorte, o era nei dintorni a controllare quello che stava accadendo? Sperai nella seconda ipotesi.
Erano le ore undici e zero cinque minuti. Quel giorno abbandonai la voglia di arrivare in cima. Divallai ancora finché fame e stanchezza non si fecero sentire. Mi sedetti a mangiare il gustoso panino, amorevolmente preparato da mia moglie Rosanna. Bevvi un sorso d’acqua. Ripresi a camminare fin quando arrivai al fuoristrada.
In anteprima esclusiva per Caccia Oggi, uno degli episodi del volume di Francesco Materasso, “Una vita nella natura”, di prossima e attesa pubblicazione…
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