“Agosto 1912. Salgo alla Verna per la via di Chitignano, paese di povere case sparse a mucchietti sulla costa del monte e abitate da contadini, da boscaioli, da contrabbandieri di polvere pirica……Ricco e fresco di molte fonti, le cui acque sorgive ne traversano e bagnano le vie, ne irrigano gli orti e penetrano anche nelle corti delle case annerite dal tempo, Chitignano s’incontra al margine della gran selva di castagni, che dal basso corso del Rassina muove e va sempre più ampia folta ed ombrosa, su per l’erta del Foresto…e si stende sulla placida terra di Caprese in faccia al Tevere, che lontano corre largo e biondo nella cerula pianura del borgo……..Nella valle, che spesso si allarga in ampia pianura di campi arati e di prati irrigui più verdi dello smeraldo, corre l’Arno a suo estro, serpeggiando fra una doppia fila di pioppi esigui e tremuli…..Le starne e le quaglie amano le stecce ed i prati del Foresto, del Sette e di Valle Santa. La mattina con i lor gridi mesti salutano le albe rugiadose e fragranti di questi appennini. Quando il sole è alto e scotta si ritirano a meriggiare fra le felci, fra i lamponi e le fragole, intorno alle chiare e fresche acque delle fonti………Si apre la caccia alla Verna, mentre, appena spunta il giorno, le campane del Convento annunziano la festa di S. Maria di mezz’Agosto. Si caccia di solito fino a mezzogiorno. La sera è meglio riposarsi, oziando nei pressi del convento in mezzo alla folla dei pellegrini, specialmente se fu fortunata la caccia antimeridiana. Queste pendici sassose, brulle e piene di rughe…………sono adatte per tenere testa alle starne se chi ve le caccia abbia duri garretti, sufficiente la lena e la costanza nel cercare, giusta la mira e cani robusti , di buon fiuto e malizia…..”.
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