La terra d’Albione è da sempre una fucina di artisti che hanno consacrato l’anima ed il cuore ai “field sports”, e nessuna terra come la Gran Bretagna, può vantare lo stesso grado di dedizione e la stessa vastità produttiva riguardo alla caccia ed ai cani. Le cacce alla volpe, i levrieri in corsa dietro una lepre, i gentlemen con i pointer immobili sulle grouse dei leggendari moors scozzesi, sono parte integrante e cospicua di un patrimonio d’arte e cultura straordinario e per molti aspetti mai eguagliato. I nomi sono l’Olimpo dell’arte europea. Uomini, per citarne solo alcuni, come sir Edwin Landseer, George Earl, John Herring o Archibald Thorburn hanno gratificato la nobile arte della caccia con il loro talento senza tempo e con la profonda compenetrazione in un mondo che sembrava non dovesse aver mai fine, trasponendo, attraverso un pennello, il cuore e l’anima sulla tela. E’ proprio di Thorburn che voglio parlarvi questa volta, ma non senza prima aver dipanato una veloce panoramica sulla situazione artistica anglosassone durante il secolo diciannovesimo, così da collocare il personaggio nel tassello giusto del mosaico.
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