Lassù si era levato un fortissimo vento, che da dietro sospingeva Hermann pericolosamente giù per la ripida discesa . In quelle condizioni sparare sarebbe stato difficile, ma lui decise ugualmente di tentare. Juno osservò bene il posto dove il suo padrone si trovava, poi girò intorno ad un boschetto più avanti, entrò con molta risolutezza, e diede voce. Hermann tese le orecchie ed imbracciò il suo prezioso fucile nonostante il vento si stesse ormai trasformando in una tempesta. Dopo non molto tempo, sessanta passi più in basso usciva la volpe: il vecchio fece fuoco, e gli parve di averla colpita, ma evidentemente non in maniera letale. La volpe tornò a nascondersi. In capo a qualche secondo venne fuori Juno, con il naso a terra sulla traccia della volpe, per tornare poi nel bosco seguendo la preda. Dal folto, tra il rumore della tormenta, Hermann sentì un fortissimo abbaiare. Capì dal rumore che la volpe era stata ferita e nonostante l’intensità del vento discese barcollando con il fucile imbracciato, rischiando di scivolare ad ogni passo. Da un cespuglio non distante da lui, vide uscire la volpe: tirò il grilletto, ma nello stesso istante perse l’equilibrio per colpa di una radice nascosta dalla neve, e per l’effetto del fortissimo, gelido vento. Fu un attimo. Mentre cadeva con il volto nella neve si rese conto che invece della volpe aveva colpito Juno. La cagnina emise un guaito, e si accasciò davanti agli occhi stravolti di Hermann. Poi si rialzò, mentre il vecchio faceva altrettanto: due fori di pallini le insanguinavano il collo. Si diresse verso il padrone, guardandolo con gli occhi di chi non ha capito il perché e lo raggiunse, mentre il vecchio, pietrificato dallo sconforto, tendeva una mano verso di lei. Juno si accasciò definitivamente. Hermann ruppe in un singhiozzo disperato. Abbracciò Juno stringendola con tutto ciò che restava della sua forza, e pianse, maledicendo se stesso, la sua stupida ostinazione di vecchio e il suo fucile. Poi, con la rabbia della disperazione, impugnò la sua preziosa arma e tanto la batté contro il tronco di un albero , che anche il glorioso acciaio alla fine si spezzò. Con il cuore a pezzi, raccolse il corpo della sua fedele, giovane amica, e lentamente ritornò verso valle, piangendo ogni lacrima ed accarezzando il morbido pelo ancora caldo. La seppellì sotto un albero più a valle sotto il quale, dopo neanche un mese, la raggiunse.
Chi mi ha raccontato questa storia, è convinto che egli sia morto di dolore “.
L’allegra fatina e il vecchio
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