Juno è stata una cagnina realmente esistita, una Pudelpointer nata nel 1891 e la sua storia è una storia vera , tratta da un importante trattato di Cinotecnica . Uno dei più importanti in senso assoluto: Gli scritti di Hegewald. Il Barone Von Zeidtliz, detto Hegewald appunto, è stato il cosiddetto “padre” del Drahthaar. Un padre ispiratore, che preconizzò e gettò le basi zootecniche a beneficio di chi, qualche decennio dopo, portò a compimento quell’impresa da lui tanto desiderata. Egli, partendo da sapienti incroci fra razze tedesche ed inglesi, volle tendere a creare quello che poi diventò uno dei cani da ferma più apprezzati, ed indubitabilmente il più polivalente. Un editore dei primi anni del secolo scorso, Neumann, riunì nel 1911, in un unico volume oggi di rarità assoluta, tutte le note, gli studi e le esperienze del Barone Hegewald, dando vita a quello che può essere considerato una “summa maxima” della cinotecnica europea, ed un riferimento di assoluto valore per chiunque voglia approfondire l’affascinante mondo della cultura venatoria tedesca, leader, al pari di quella britannica, nell’orizzonte cinovenatorio mondiale.
Leggiamo dunque, direttamente dalle parole del barone Hegewald, penalizzate dalla mia traduzione, la storia della piccola, indimenticabile Juno:
“La cucciola si chiamava Juno. Sua madre era una Pointer color bianco e cioccolata, con un naso eccezionale ed un ottimo tempermento. Il padre era un Barbone marrone,
famoso tra tutti i cacciatori della regione per le sue capacità a terra ed in acqua. Juno era nata in novembre, era molto agile e dava segni di un’intelligenza davvero straordinaria: lei sapeva tutto di tutto, e con lei si poteva praticamente parlare, come ad un essere umano che comprendesse la lingua. All’età di quattro mesi venne acquistata da un cacciatore, il quale a sua volta la regalò ad un suo amico, un vecchio forestiero, uno del Nord, al quale quest’amico doveva un favore. Hermann , il vecchio forestiero, accettò il dono di buon grado pur non sapendo esattamente cosa farsene di una cucciola di Barbone, lui che era un appassionato cacciatore. Tuttavia , complici le assicurazioni dell’amico circa la sicura resa venatoria della piccola, l’accolse con simpatia, nonostante si grattasse dietro l’orecchio con perplessità.
Juno da lui stava molto bene; beveva latte grasso e cresceva robusta ed in piena salute. Ed inoltre dava segni di voler riportare spontaneamente, senza addestramento, e si metteva sempre in posa da grande fermatrice , lanciandosi subito dopo festante verso il vecchio Hermann, che cominciava ad amarla ogni giorno sempre di più. Viste le grandi qualità naturali della cucciolona, l’anziano cacciatore decise che probabilmente valeva la pena di educarla alla caccia con razionalità. Non se ne pentì: Juno rispondeva perfettamente ad ogni nuovo insegnamento, eseguendo i comandi quasi come un burattino. Era un vero piacere educare la cagna, perché lei capiva al volo, e siccome nel corridoio della casa c’erano numerosi corni di cervo lei dimostrò presto per loro un grande interesse. Hermann cominciò a farle riportare i corni e Juno aveva solo tre quarti d’anno quando, un giorno, riportò al padrone un corno da dieci stanghe. Tutto questo lo faceva con gioia e spontaneità.
L’allegra fatina e il vecchio
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