Ogni razza possiede la sua musica, strettamente legata alle stesse attribuzioni endocrine che ne hanno determinato la costruzione generale. I cani con struttura pesante, abbondanza di pelle e assi cranio-facciali divergenti emettono una voce di timbro più baritonale, uno scagno allungato e potente fino, in casi estremi, ad essere un vero e proprio ululato. Generalmente sono cani con una prevalente tendenza alla microanalisi, instaurando dunque un legame più forte con il terreno che con l’aria. Da ciò conseguono colli e tronchi più lunghi, orecchie molto pendenti e canna nasale spesso palesemente montonina. Epigoni di queste tipologie sono i bloodhound ed i grand bleu de Gascogne.
All’opposto estremo troviamo segugi inglesi, come i foxhound, i beagle e gli harrier. Sono cani che esprimono la loro vocalità con scagni brevi, quasi abbaiati, emessi con un timbro da tenore e con un ritmo più incalzante che non i colleghi francesi di cui non eguagliano mai la forza vocalica. In pratica, più ritmo e meno potenza.
Fra questi due estremi esiste una gamma di variabili al centro della quale possiamo collocare il nostro segugio italiano, un cane che, ricordandosi di avere ancora qualche rivolo di sangue romano nelle vene, sembra volerci ammonire sul fatto che…in medio stat virtus!
SEGUGIO: IL FINE DICITORE …
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