A questo punto, parlando di cinofilia, è doverosamente importante ricordare come
l’intera manifestazione sia stata un tributo alla memoria di un grande dresseur, Ademaro Scipioni, scomparso il 29 maggio. A mezzogiorno in punto, terminate le prove, sotto il sole meridiano implacabile, un gruppo di uomini ha rammentato con un profondo silenzio la figura di quello che è stato uno dei più importanti cinofili
d’Italia dei nostri giorni. Setterman per vocazione, ma innamorato del cane da lavoro di ogni razza, Scipioni ha portato altissima la bandiera dell’italianità in tutta Europa, ricavandone successi immensi e ancor più grande stima e amicizia. Un chianino doc, figlio di una terra, la Valdichiana, che della toscana rappresenta forse il coagulo più vero e completo, il quale fino all’ultimo ha corso sui campi insieme ai suoi amatissimi setter, indomito nello spirito malgrado i colpi di un male cattivo. Ecco dunque che la figura di Ademaro Scipioni, la sua professionalità, la sua classe adamantina, ha assunto nell’animo di tutti i convenuti anche una connotazione di canone a cui ispirarsi per proseguire con una marcia in più verso gli orizzonti ricchi di fascino e d’insidie della cinofilia venatoria.
Ancora permeati dalla bella ombra di Ademaro, si apre la cerimonia delle premiazioni. Quattro premi alla carriera per altrettanti campioni: Clastidium Zaro e Diago, di proprietà di Rossella Petrucci e Brillo e Tabù, di Enzo Codini. Un riconoscimento dovuto per atleti indomabili, icone di stile e tipicità, e un incitamento per i tanti giovani, già meritevoli ma con un futuro tutto da costruire. L’assegnazione di questo premio è senza dubbio un fiore all’occhiello dell’organizzazione targata Enalcaccia e guidata dal suo infaticabile presidente provinciale, Jacopo Piantini. E’ testimonianza di interesse culturale prima ancora che agonistico, ed è marchio di qualità di non comune appannaggio.
Un bilancio in positivo quindi, che lascia intravedere speranze e rinfocola passioni, rammentandoci sempre di essere parte di un disegno più grande di noi, quello della Natura e dei suoi meravigliosi misteri, i quali permettono all’uomo e al cane, esseri diversi ma compagni da sempre, di comunicare fra loro in modo intelligibile e di penetrare dinamiche ancestrali, sorte con noi e con noi soltanto destinate a finire.