Un sabato da solleone, quello che il 6 di giugno scorso ha inondato i prati di smeraldo di Pian del Castellare, a Bibbiena, teatro per il II° ritrovo degli Amanti Toscani del Pointer, un sodalizio che, nel culto del nobile fermatore britannico, si sono riuniti sui terreni gestiti dalla sezione provinciale Enalcaccia, accogliendo ventidue fra il fior fiore dei pointers regionali. Direttore della manifestazione è stato Alessio Mancini, pointerman purissimo, sempre attento a far si che la sua razza elettiva sia conosciuta nel migliore dei modi, valorizzandone quelle straordinarie potenzialità che lo hanno reso re indiscusso fra tutti i cani da ferma. La toscana è terra venatoria per eccellenza, luogo in cui la natura ha voluto dare il meglio di se stessa, modellando colline dolci contigue a estese foreste, e armonizzando la vita animale con quella umana, in una fusione che ha forgiato il carattere dei suoi abitanti con una tempra speciale. L’amore per il cane ha sempre viaggiato parallelo a quello per la caccia, dimostrandosi spesso compimento ultimo di un percorso spirituale, e coronamento di una passione sconfinata. E di passione ce n’è voluta parecchia per far si che i numerosi partecipanti affrontassero una vampa di caldo degna di ferragosto in una giornata caratterizzata dalla bonaccia assoluta, ovvero l’assenza totale di vento, e affrontassero un avversario dall’usta esile e vacua come la quaglia, unico selvatico valido per l’attribuzione del punto. Difatti, non è stato facile per i cani riuscire a localizzare il piccolo gallinaceo e a fermarsi risolutamente, come per loro è di prammatica, sotto tale condizione atmosferica estremamente punitiva. Il giudice Mirko Caramanti , già campione europeo di caccia, ha avuto dunque un bel daffare a individuare, fra tutte le prestazioni, quelle che a suo giudizio sono risultate più aderenti ai canoni dello standard di lavoro prescritto per il pointer. In molti casi si è trattato di cogliere sfumature, di intuire intenzioni, di compenetrarsi nei movimenti che quelle veloci spole bianche hanno intessuto come fili sullo smeraldo della campitura infuocata dal sole. Diverse quaglie sono state fermate, miracolo olfattivo che i nostri cani ci dispensano anche quando non lo meriteremmo, e ogni angolo del campo di prova è stato battuto, quasi sempre in perfetto “stile pointer” , ovvero senza dettagliamenti o incertezze, a testimonio di come il lavoro dei buoni allevatori sia sempre il viatico principale su cui incanalare le sorti di una razza canina. Lo stesso concetto si è rivelato pienamente applicabile al giudizio morfologico, officiato da Paolo Cioli, veterinario esperto in morfologia del pointer e titolare dell’affisso Elacensis, e Guido Buresti, veterinario e falconiere di spessore internazionale, nonché pointerman da sempre. La sintesi dei due ordini di giudizio ha evidenziato una qualità media notevole, sicuramente suscettibile di miglioramenti come ogni cosa a questo mondo, ma senza dubbio una sicura base d’appoggio per il futuro allevatoriale toscano. Il punto della situazione è stato arricchito da una preziosa conferenza tenuta da Paolo Cioli e avente come tema proprio la morfologia del pointer attuale, in cui l’esperto ha toccato argomenti di rilievo quali le convergenze cranio facciali, le angolature e la valutazione dell’insieme della morfologia, anche in relazione alla capacità di esprimere un corretto movimento da lavoro. Gli appassionati hanno colto l’opportunità, rara invero, ed hanno partecipato rivolgendo numerose domande al giudice il quale ha risposto con illuminante chiarezza su tutti gli argomenti. Anche questo, inutile dirlo, è un modo, e che modo, per servire la causa di una cinofilia a volte praticata con troppa approssimazione. Rendere edotti i meno esperti infatti, è una rotta da seguire senza esitazioni se vogliamo che la consapevolezza diventi merce alla portata di tutti, aumentando così la capacità di attestare sempre di più nel tessuto sociale le ragioni di una scelta, quella d’Artemide, ai tempi d’oggi non sempre condivisa e accettata.
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