I segugi dell’Istria sono cani che su questa triade di doti principali hanno costruito la loro fortuna, adattandosi perfettamente alle condizioni aspre e variabili dell’intera regione carsica. Zone pietrose, a volte freddissime a volte torride, comunque quasi sempre sferzate da venti di bora e di tramontana che non consentono una permanenza sequenziale e nastriforme di un’usta delicata come quella della lepre. Qui, difatti, la passata è a macchia di leopardo e richiede categoricamente salti deduttivi ed iniziativa spiccata da parte del segugio cacciatore. Proprio l’ambiente è stato il filtro selezionante. L’unico, peraltro, che questi cani abbiano mai davvero avuto. Poca mano dell’uomo, poche velleità estetiche, ma forte base genetica che ha fornito una materia prima di elevata qualità.
Non sono specialisti: nessuno avrebbe mai consentito loro di diventarlo. Oltre alla lepre, sono perfettamente in grado di cacciare il cinghiale, la volpe o gli ungulati avvalendosi tuttavia di “sistemi operativi” differenti a seconda dell’animale perseguito. Sulla lepre operano molto d’iniziativa, andando a cercare i punti più caldi della sua presenza senza però dare molta voce, e sfrusciando macchie e cespugli fino ad intercettare indizi davvero probanti. Sono cani astuti ed imparano con una rapidità sorprendente a collegare i salti che la lepre compie prima di rimettersi, con la vicinanza del covo, quasi che abbiano in testa un metro ed una tabella geometrica. Dopo lo scovo emettono delle voci di timbro medioalto o più spesso decisamente acuto, leggermente flautate con una tonalità di coda ululata, ed inseguono fino all’abbattimento. In caso d’insuccesso però, non sono caparbi: la selezione da “campo” che hanno subìto ha voluto che non insistessero troppo sulla lepre non abbattuta alle poste o allo schizzo, privilegiando così una quasi immediata ricompattazione del gruppo, pronto ad essere sciolto su un’altro animale.
IL SEGUGIO ISTRIANO : “NASO” D’ORIENTE…
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