Incarnierata la fagiana e recuperata Eva di ritorno da chissà dove, incominciammo ad esplorare gli altri campi richiedendo ai cani una meticolosità maggiore di quella che usualmente adottavano. Andammo avanti così per almeno un’ora, e dopo aver battuto gli erbai e qualche pettata argillosa, ci dirigemmo verso la vigna che si vedeva prima spiccare in lontananza. In realtà si trattava di un complesso di tre piccole vigne, di quelle a conduzione familiare da cui viene tratto un nettare pieno e forte, buono su tutto ed evocatore di gioia. Un paio di merli che svolazzavano da un filare all’altro fu il segnale che speravamo: la giovane pointerina durante l’ incontrollata scorribanda di prima, non era penetrata nelle vigne: in caso contrario, i due merli non sarebbero rimasti lì a chioccolare. I cani ripresero la cerca, incrociando i filari e spesso sovrapponendosi. Non li disturbammo: a caccia non si può pretendere di sostituirsi al cane, per nessun motivo. Mentre seguivo Atreo con lo sguardo, mi giunse la voce allarmata di Giorgio: “Mario…Eva è laggiù a quei rovi! E’ in ferma!” . Imboccammo un filare ciascuno ed arrivammo in pochi istanti a ridosso della cagna, sempre risolutamente ferma. Un minuto, poi un altro ed un altro ancora. Nervosamente, chiesi ad Eva di forzare facendo contemporaneamente due passi in avanti. La cagna si protese in
avanti e mentre noi già guardavamo il bosco che sarebbe stato la rimessa ideale, al fine di intercettare il volo dell’eventuale selvatico, una grossa lepre partì come una palla di cannone impellicciata. Esplosi un colpo davanti alle zampe anteriori dell’animale, e la lepre compì una pirotecnica capriola e ricadde sulla schiena. l’attimo dopo si rialzò come miracolosamente rianimata e cominciò a corricchiare solo con le zampe posteriori, trascinando le altre. Compii un giro verso destra imbracciando la corta e potente doppietta da beccacce, ma mi ritrovai Giorgio esattamente sulla linea di tiro. Gli urlai di sparare, ma l’amico non ebbe bisogno di incitamenti. Un preciso colpo sulla schiena mise fine alla corsa e alle sofferenze del leprone. Era la prima volta che Eva fermava questa selvaggina, ma lo aveva fatto nella maniera più sicura possibile. A volte la maturazione di una cane avviene senza preavvisi e senza interventi da parte nostra, ed anzi proprio in questi casi si percepisce l’intelligenza e la devozione che i nostri amici a quattro zampe sanno offrirci.
Giornate di caccia : quel “tris” di tanti anni fa…
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