Questa improvvisa concentrazione di persone porta allo sviluppo del paese che all’inizio è costituito dai capannoni delle fabbriche che costeggiano la Strada Statale 66 Pistoiese, che ben presto risulta non in grado di supportare il traffico commerciale derivato dalla nuova realtà industriale. Ci vuole la ferrovia e così Campo Tizzoro viene collegato alla stazione ferroviaria di Pracchia, dove passa la Pistoia-Bologna, attraverso un raccordo ferroviario a scartamento ridotto. Ma ciò non è ancora sufficiente. Nel 1926 nasce la Fap, Società Ferrovie Alto Pistoiese, che tramite alcuni raccordi collega i vari stabilimenti S.M.I. (Campo Tizzoro, Limestre, Mammiano) e a Pracchia si ricongiunge con la preesistente linea Pistoia-Bologna. Se la vocazione della nuova linea ferroviaria è quella civile-turistica in tempi di emergenza militare il suo utilizzo viene assegnato quasi esclusivamente a convogli militari carichi di munizioni, sarà così durante la Seconda Guerra Mondiale (solo negli anni ‘50 la S.M.I. lascerà il controllo della Fap, preferendo ormai il trasporto su gomma). Il paese di Campo Tizzoro intanto continua a crescere, alle prime case operaie (esempio di edilizia pubblica legata ai concetti del socialismo reale con caseggiati dotati di impianti elettrici e scarichi delle acque chiare e di quelle sporche, il cosiddetto Villaggio Orlando) si affiancano poi gli edifici destinati agli impiegati e ai dirigenti. Alle abitazioni si aggiungono una serie di strutture pubbliche ormai indispensabili: un asilo, una scuola, la chiesa, ovviamente, dedicata a Santa Barbara; nasce addirittura una squadra ciclistica aziendale. Ma c’è anche tutto l’indotto che la creazione degli impianti S.M.I. e la forza lavoro in essi concentrata fanno sorgere dal nulla nella zona. Nascono infatti fattorie che si occupano della produzione alimentare per il fabbisogno della popolazione di Campo Tizzoro. La produzione di scatole di legno per il trasporto delle munizioni è altresì necessaria etc… si calcola una forza lavoro impiegata nell’indotto di 40.000 unità. Viene allestita anche una scuola di avviamento professionale volta alla formazione di operai meccanici specializzati e di progettisti, la cui fama in breve cresce a livello nazionale. Durante il Primo Conflitto Mondiale la S.M.I. è ovviamente in prima linea nella fornitura di munizionamento per il Regio Esercito ma non solo; da Campo Tizzoro partono spedizioni dirette a rifornire anche gli eserciti alleati soprattutto il corpo di spedizione britannico. Tutto ciò è reso possibile dall’esperienza della famiglia Orlando nella produzione in serie. La S.M.I.. a Campo Tizzoro e a Barga sono dotate di catene di montaggio. Un’idea innovativa che prevedeva che non fossero i lavoratori a spostarsi ma il pezzo in lavorazione e proveniente dai contatti e dalle visite degli Orlando ai magnati americani dell’industria automobilistica in particolare agli stabilimenti di Henry Ford a Dearborn (Michigan) nel 1903. Ma la S.M.I. non porta solo l’innovazione tecnica all’interno dei suoi stabilimenti ma anche quella chimica. Dopo la fine delle ostilità legate alla Prima Guerra Mondiale la produzione diminuisce e la manodopera impiegata scende a 2.000 unità ma lo stabilimento resta operativo. Negli anni 30 si sviluppa tutto un comparto chimico che si occupa degli inneschi. Durante le Guerre Coloniali e negli anni del Conflitto ‘15-18 gli inneschi si basavano ancora sul fulminato di mercurio, nocivo non solo per la salute degli operai che vi lavoravano ma anche corrosivo per le canne dei fucili. I nuovi inneschi si basano sui nitrati di ammoniaca. Le polveri piriche continuano invece ad arrivare da Livorno.
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Armi e bagagliCondividi: