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Museo e Rifugi della S.M.I.:la fabbrica di munizioni in mezzo alle montagne

Armi e bagagli
19 Maggio 2015 di Gaio Saverio Fabbri
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La S.M.I.

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La ex-fabbrica oggi e nell’immagine sottostante quando era ancora in attività

Ma qual è il nesso tra una famiglia così importante per la storia nazionale e Campo Tizzoro, località sperduta dell’Appennino Pistoiese, fino agli inizi del ‘900 quasi completamente disabitata? La risposta è nell’attività della terza generazione degli Orlando costituita dai figli di Luigi. Mentre Giuseppe Orlando (1855 – 1926) si occupa principalmente dei cantieri navali, Luigi Orlando (1862 – 1933) compra nel 1902 da un gruppo di francesi la Società Metallurgica Italiana, operante nel settore dei metalli non ferrosi. Uno dei tre stabilimenti della società si trova appunto a Livorno, gli altri due a Limestre (Pt). Ma dietro la S.M.I.. ci sono anche i tedeschi, veri padroni del mercato dell’acciaio. Nel 1906 la S.M.I.. infatti insieme alla Deutsch Vesterreichische Mannesman-Werke di Dusseldorf, fonda la Società Tubi Mannesmann, con stabilimenti a Dalmine (Bg), per la produzione di tubi in acciaio privi di saldature. Ma sono le guerre coloniali del neo Stato Italiano e la Prima Guerra Mondiale che portano alla nascita prima e allo sviluppo poi, di una sede della S.M.I.. a Campo Tizzoro. Nel 1910 infatti il Gen. Paolo Spingardi, Ministro della Guerra dello Stato Italiano, affida la sua prima commessa alla società di Orlando che dovrà produrre munizionamento per pistole, fucili, moschetti e artiglieria leggera per l’Esercito e la Marina Italiana. Ci vuole uno stabilimento apposito e Luigi Orlando individua proprio nella Località Campo Tizzoro la zona dove costruirlo. La S.M.I.. fino ad ora si è specializzata nella lavorazione del rame, di cui detiene il monopolio, e dell’ottone: tubi per il riscaldamento, grondaie, foto 5okviteria di alta qualità, filamenti degli attacchi delle lampadine e non ha uno stabilimento adatto per la produzione di proiettili. La scelta di Campo Tizzoro ha diverse motivazioni: la presenza nella zona della Strada Statale 64 Porrettana, già all’epoca un’importante via di collegamento interregionale che unisce Pistoia e l’alta Toscana all’Emilia Romagna e della ferrovia Pistoia-Bologna. Le indicazioni del governo per la costruzione di nuovi stabilimenti industriali nelle zone depresse a livello economico, la zona dell’Appennino Pistoiese lo era, offrendo tra l’altro una mano d’opera a basso costo e non sindacalizzata. Infine la recente acquisizione da parte della S.M.I. della vecchia chioderia Turrini che si trova in zona. La Montagna Pistoiese del resto ha da sempre una tradizione nel lavoro artigianale dei metalli (ferro rame e loro leghe). Le ampie superfici boschive, infatti, forniscono la materia prima per alimentare i forni per lavorare il minerale. Si costruiscono attrezzi agricoli ma anche armi. La S.M.I. edifica in solo un anno, lo stabilimento. Nel 1915 inizia la costruzione anche dello stabilimento gemello di Fornaci di Barga (Lucca) per la fabbricazione di munizionamento pesante, mentre a Campo Tizzoro rimane il munizionamento leggero. La S.M.I. passa così dalle 6.000 tonnellate di produzione del 1902 alle oltre 36.000 del 1917, arrivando a coprire in pratica tutte le commesse governative che riforniscono di munizioni l’Esercito, la Marina, l’Aviazione e l’Arma dei Carabinieri. La produzione dedicata all’impiego civile invece si limita al calibro 12 e rimarrà sempre marginale. L’energia elettrica necessaria al funzionamento degli impianti viene fornita dalla centrale elettrica della Lima della SELT (Società Elettrica Ligure Toscana). Per sostenere tale impegno produttivo negli stabilimenti di Barga vengono impiegati 7.000 operai, stessa forza lavoro di campo Tizzoro.

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