Il Modello 35
La carabina Modello 35 nasce come prima produzione nel 1927, terminata nel 1940. Nel 1953 viene rimessa in produzione fino al 1987. E’ una springer break barrel, ossia una carabina ad aria compressa dotata di mollone; è di tipo basculante, cioè ha una canna che piegandosi comprime il mollone e carica l’arma. Il mollone una volta liberato dal sistema grilletto- scatto spinge un pistone contenuto in un cilindro. Il movimento del pistone comprime l’aria contenuta facendola uscire da un piccolo foro del cilindro che, a canna chiusa, corrisponde esattamente al foro nel vivo di culatta della canna in cui viene caricato il piombino. Questo ricevendo la forza dell’aria compressa percorre tutta la lunghezza della canna uscendone con una velocità m/s che varia a seconda della potenza dell’arma. Questa a sua volta non dipende solo dal tipo di molla ma anche dal tipo di cilindro. La potenza delle carabine ad aria compressa viene misurata in Joule. Il Joule è l’unità di misura dell’energia e corrisponde al lavoro svolto esercitando la forza di un Newton per una distanza di un metro. Ci si può fare un’idea di quanto sia un Joule considerando che è circa pari al lavoro richiesto per sollevare una massa di 102 grammi (una piccola mela) per un metro, opponendosi alla forza di garvità terrestre. Il Modello 35 non è dotato di sicura come invece i modelli più moderni quindi per sicurezza, ma anche per non sforzare il mollone, è consigliabile non tenere a lungo la carabina pronta a sparare con il mollone carico, ma camerare il pallino nella culatta e mantenere l’arma parzialmente aperta. Per scaricare l’arma senza sparare bisogna piegare in basso nuovamente la canna portandola a fine corsa e tirare il grilletto; ATTENZIONE:trattenete, accompagnandola con la mano, la canna che altrimenti si chiude di scatto. La lunghezza totale dell’arma è di 1120mm, la canna di 480mm. La canna lunga serve per avere una linea di mira adeguata. Si tratta di una caratteristica tipica delle armi ad aria compressa di vecchia fabbricazione. Oggi, con la possibilità di montare sopra alle carabine vari tipi di ottiche di puntamento, la tendenza è quella di ridurre la lunghezza della canna; l’arma risulta così molto più bilanciata e precisa. Il calibro del Modello è di 4,5 mm (ma ne esistono anche in calibro 5,5 in pratica un 22). I pallini consigliati sono i Gamo 4,5 da 0,49 grammi a testa piatta o gli RWS Supermag 4,5 da 0,60 grammi, oltre a quelli di marchio Diana di varia grammatura che l’azienda propone nel suo catalogo. La carabina è, tranne il calciolo, realizzata interamente in ferro e legno di faggio, una nota retrò ma anche un elemento distintivo di sicuro fascino per un mondo, quello dell’aria compressa dove le leghe e i polimeri anche in questo campo fanno da padroni. Certo il peso ne risente con i suoi circa 3.200 grammi. Lo scatto, un classico T05, può essere facilmente regolato con l’ausilio di un semplice cacciavite, fatto passare attraverso l’apposito foro ricavato sul ponticello. Per quanto riguarda i sistemi di puntamento se sul tiro al barattolo entro i 15-20 metri le mire metalliche, con l’alzo micrometrico in metallo regolabile in altezza e scostamento laterale e il mirino a tunnel con foglie intercambiabili, sono più che sufficienti, su bersagli più piccoli e a distanze maggiori, fino ai 30-40 metri è indispensabile l’uso di un’ottica, meglio se di piccole dimensioni, come ad esempio una Leapers 6×32 con reticolo Mil-dot illuminato rosso/verde o una Gamo 4 x 32 La casa madre consiglia le ottiche Bullseye, marchio di propria produzione. La guida a coda di rondine posta sulla parte superiore del cilindro permette appunto il montaggio di un’ottica che comunque deve essere ben assicurata alla guida a causa delle vibrazioni che il rilascio del mollone ed il conseguente arrivo a fine corsa del pistone nel cilindro provocano. In tal senso un buon accorgimento è quello di montare un fermo sulla coda di rondine in modo che non faccia slittare indietro l’ottica via via che si spara.
Scheda tecnica
Costruttore: Mayer & Grammelspacher – Dianawerk GmbH & Co. KG – Rastatt (Germania), www.diana-airguns.de
Importatore: Paganini SAS, www.paganini.it
Modello: Diana 35
Tipo: monocolpo ad aria compressa
Calibro: 4,5mm
Funzionamento: a stantuffo con molla caricata dal basculamento della canna
Canna: lunga 480mm
Congegno di scatto: ad azione singola
Mire: mirino fisso a tunnel con foglia intercambiabile, alzo regolabile a click nei due sensi
Calcio: di legno di faggio con calciolo in gomma
Peso: 3.200 grammi
Lunghezza: 1120mm
Materiali: acciaio, parti minori di plastica, legno di faggio
Finitura:brunitura nera
Prezzo: fuori catalogo. Si trova usata a 100.00 euro circa
Nota: arma con potenza superiore a 7,5 Joule (11 Joule). Non in Libera Vendita
La normativa in materia
Partiamo da come risulta ad oggi catalogata la carabina Diana modello 35 nel Catalogo Nazionale delle Armi. Il suo numero di catalogo è il 365 ed è qualificata come arma sportiva con la seguente nota: “La Commissione consultiva centrale per il controllo delle armi nella seduta del 28 ottobre 1988, sentito il Comitato olimpico nazionale italiano, di cui alla lettera n. 000175/S.L. del 15 giugno 1988, a norma dell’art.2, comma 1°, della legge 25 marzo 1986 n. 85, su richiesta della ditta importatrice, ha riconosciuto alla carabina in argomento la qualifica di arma da tiro per uso sportivo, pertanto la stessa verrà inserita nell’elenco relativo alle armi di cui sopra, annesso al Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo. 79° aggiornamento Gazzetta Ufficiale del 12 gennaio 1989 n. 9” Ma facciamo un passo indietro. La carabina Diana modello 35 negli anni 70 era in Italia un’arma non catalogata di buona fattura e di poco prezzo ecco perché ne furono acquistate molte. Poi nell’ambito dell’inasprimento delle norme relative alla detenzione di armi dell’epoca il Banco di Prova di Gardone Val Trompia richiama le armi ad aria compressa con potenza superiore ai 7,5 Joule (velocità di uscita superiore ai 175 m/s, qualsiasi sia il calibro del pallino) tra le quali viene fatta rientrare appunto anche la Diana Modello 35. In pratica chi possedeva una di queste carabine doveva farla immatricolare e comunque per la loro detenzione era necessario il porto di armi in base all’applicazione della Legge 18 aprile 1975 n.110 per cui le armi ad aria compressa di energia superiore a 7,5 J venivano considerate “sportive” e facevano cumulo con le armi da fuoco; nel 1999 abbiamo poi l’Art. 11. Legge 526 1999 (Modifiche all’articolo 2 della legge 18 aprile 1975, n. 110, e altre disposizioni in materia di armi con modesta capacità offensiva) che ha stabilito che le pistole e carabine ad aria compressa i cui proiettili erogano una energia iniziale non superiore a 7,5 Joule non sono più considerati né armi comuni da sparo né armi proprie, ma strumenti atti ad offendere liberamente detenibili e liberamente portabili per lo svolgimento di attività sportive varie. Si possono acquistare con la maggiore età. Successivamente veniva emesso il Decreto Ministero dell’Interno del 9 agosto 2001 n.362. Regolamento recante la disciplina specifica dell’utilizzo delle armi ad aria compressa o a gas compressi, sia lunghe che corte, i cui proiettili erogano un’energia cinetica non superiore a 7,5 joule e delle repliche di armi antiche ad avancarica di modello anteriore al 1890 a colpo singolo. Gazzetta Ufficiale Serie gen. – nr. 231 del 4 ottobre 2001). L’Art. 8 di tale decreto riguarda la Detenzione e recita: 1. La detenzione delle armi di cui all’articolo 1 non è sottoposta all’obbligo di denuncia previsto dall’articolo 38 del regio decreto n. 773/1931. Per tali armi non si applicano i limiti alla detenzione previsti per le armi comuni da sparo dall’articolo 10, comma sesto, della legge n. 110/1975.
L’Art. 9 il Porto: 1. Il porto delle armi di cui all’articolo 1 non è sottoposto ad autorizzazione dell’Autorità di pubblica sicurezza.
2. Le armi di cui al comma 1 non possono essere portate fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa senza giustificato motivo. Non possono, inoltre, essere portate in riunioni pubbliche.
3. L’utilizzo delle armi di cui al comma 1 è consentito esclusivamente a maggiori di età o minori assistiti da soggetti maggiorenni, fatta salva la deroga per il tiro a segno nazionale, in poligoni o luoghi privati non aperti al pubblico. L’Art. 10. il Trasporto: 1. Il trasporto delle armi di cui all’articolo 1 deve essere effettuato usando la massima diligenza.
2. Le armi devono essere trasportate scariche, inserite in custodia.
Se si vuole un testo ben commentato e piuttosto esaustivo del Regolamento: rimandiamo a
http://www.earmi.it/diritto/leggi/aria.htm
Segnaliamo però un’interessante una sentenza del 2001 emessa dal Tribunale di Bolzano – Giudice per le indagini preliminari (Decreto di archiviazione nr 00/8501 PM – Nr 01/2657 GIP) inerente un decreto di archiviazione di denuncia per detenzione illegale di arma comune da sparo, una carabina Diana mod 35 appunto, che si pone come precedente nella direzione di non considerare più reato la detenzione di tale tipo strumento anche se non denunciato e immatricolato. Il GIP in questione, basandosi sul peso del proiettile per determinare la potenza dell’arma ad aria compressa afferma che:“…nel caso di specie lo strumento, una Diana mod. 35, è notoriamente sul gradino intermedio nella scala della potenzialità dei modelli della Diana e perciò rientra sicuramente e con larghezza nei limiti della legge liberalizzatrice (essa è di libera vendita in Germania dove da tempo esiste identica normativa)…”
La sentenza può essere consultata al seguente indirizzo online:
http://www.earmi.it/diritto/giurisprudenza/compressa.pdf
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