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SETTER INGLESE : LE ORIGINI…

1 Maggio 2015 di Mario Sapia
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caccia con i setter: stampa da incisione pubblicata in anteporta nel “Treatise of Field Diversions” del reverendo Symonds, nel 1776. Notare la grande similitudine morfologica con gli spaniel

caccia con i setter: stampa da incisione pubblicata in anteporta nel “Treatise of Field Diversions” del reverendo Symonds, nel 1776. Notare la grande similitudine morfologica con gli spaniel

L’autore la prende lunga, affermando che la caccia agli uccelli con le reti aveva origine antichissime e nessuno può dire esattamente quando il setter sia stato “tratto dalle tenebre”. Scrive che  ai suoi giorni ci sono vari tipi di cani chiamati “setters” derivati da incroci fra varie famiglie, “tribù” le chiama lui, di una cinquantina d’anni addietro, quindi primi del settecento, di spaniel di vario coloreIMG_2213 fra cui nero focati, bianchi arancio e bianco limone in grado di poter essere utilizzati per la caccia con le reti, che dunque si schiacciavano o si sedevano alcuni secondi. Tuttavia fa menzione anche di incroci avvenuti fra gli spaniel e i pointer, che naturalmente dovevano essere principalmente quelli spagnoli o portoghesi, ossia i primi importati nel Regno Unito e solo in via marginale quelli inglesi, di recentissima formazione. Ma il reverendo, pur riconoscendo al pointer qualità assolute di fermatore naturale, che mancano al setter, afferma che se dovesse preparare un cane per la caccia con le reti preferirebbe di gran lunga un “setter”, ovvero un cane che si siede, derivato da esclusivo sangue spaniel che non un mezzosangue pointer il quale, a suo dire, sarebbe scarsamente affidabile sotto il profilo della recezione dell’addestramento. E per rinforzare la sua tesi sfida “qualsiasi sportsman a dare un esempio di uno spaniel inglese puro che sia cattivo dopo una giusta correzione”. E’ chiaro che il setter di quei tempi, nella visione che Symonds ci prospetta, e che come vedremo corrisponde alla realtà, altro non è che uno spaniel che si siede quando è in presenza della selvaggina e sul quale si possa e si debba intervenire rafforzando questo suo atteggiamento. L’autore disquisisce, a mio giudizio con rara competenza, anche sulla taglia e la conformazione che il setter dovrebbe avere : “Se io dovessi scegliere un cane di questo tipo, dovrebbe essere un soggetto piuttosto alto con sterno piatto e dorso abbastanza lungo: per un cane, quando la velocità è un importante requisito, vale il detto noto nel mondo del cavallo,  ovvero che deve stare sopra il terreno”. E’ evidente che Symonds si riferisce alla capacità di dominare il terreno, più propria dei soggetti di taglia maggiore e di diametri trasversi ridotti. Quindi prosegue: “ Il dorso corto e la struttura robusta sono apprezzati da molti,  ma è un volgare errore, messo in luce dall’esperienza quotidiana. La rapidità della sua battuta ed uno sterno sovrabbondante danno infatti l’impressione della velocità; ma se notiamo lo spazio descritto in un dato tempo, correggeremo immediatamente la nostra prima opinione ”. Se pensiamo che ci si trova a metà del settecento, quando la selezione e l’evoluzione del cane da fucile era ancora agli albori, la nozione non è di quelle da poco.

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