Schioppi e lame di pregio ma non solo… l’itinerario museale
Al primo piano della villa è stato allestito il 28 settembre 2002 il Museo Storico della Caccia e del Territorio, che ospita una raccolta di armi, principalmente da caccia e da tiro dei secoli XVIII-XIX. Le armi sono esposte in vetrine antiche che un tempo si trovavano nel Museo degli argenti di Palazzo Pitti a Firenze e concepite agli inizi del Novecento dalla ditta Rangoni (tutt’oggi esistente e a cui è stato affidato anche il loro restauro). Alla raccolta monotematica di armi, selezionate per quasi un trentennio tra quelle versate alle autorità di polizia ed altrimenti destinate alla distruzione, sono state temporaneamente aggiunte alcune donazioni, prestiti temporanei ed alcuni notevoli pezzi della ‘Eredità Bardini’, nell’ambito dell’acquisizione da parte dello Stato del 1996. Tra gli esemplari più pregiati si conservano alcune armi appartenute al Granduca Pietro Leopoldo e a Ferdinando III di Toscana. L’esposizione museale di Cerreto, prima in Italia di questo genere, si pone la finalità di illustrare, chiaramente limitandosi al territorio circostante, il rapporto tra caccia e territorio nell’evoluzione storica che ha visto da una parte l’attività venatoria passare da mezzo di sopravvivenza ad attività sportiva e ricreativa d’èlite, per arrivare ai giorni nostri ad essere svago alla portata di tutte le classi sociali, dall’altra l’ambiente sempre più violentato non certo dall’esercizio della caccia ma dall’inquinamento e dall’urbanizzazione e dall’industrializzazione che inevitabilmente hanno influito negativamente sull’esistenza di alcune specie animali di cui è giustamente vietata la caccia stessa. Per fortuna una sempre maggiore attenzione al rispetto e alla tutela ambientale esercitata in primis e soprattutto proprio dagli stessi cacciatori, che sembra un paradosso solo a chi fa del becero qualunquismo verde, non ai seri ambientalisti, ha negli ultimi tempi anche nella zona del Padule permesso la salvaguardia di flora e fauna locali. I corsi e i ricorsi storici hanno voluto che proprio Cosimo il Vecchio sia staro un precursore del cacciatore moderno, che è il primo a essere informato su come vadano tutelati animali e vegetazione, anzi spesso è purtroppo il solo effettivo guardiano dell’ecosistema presente oggettivamente sul campo.
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