Inevitabile parlarne: in Casentino i cinghiali sono una vera emergenza, tu che non fai parte di una squadra e che pratichi un altro tipo di caccia cosa ne pensi? Come mai siamo arrivati a questa situazione?
“Inevitabile parlarne ma soprattutto inevitabile negarlo, aggiungerei io: i cinghiali, nonostante le battute di caccia organizzate dalle diverse squadre presenti in zona, sono in continuo aumento e così anche i danni che con il loro proliferare incontrollato arrecano alle coltivazioni”.
Mi dicevi che comunque in cartucciera qualche palla per il cinghiale la porti per sicurezza. Qualche sgradito incontro…?
“Da quando vado a caccia nella cartucciera ho l’abitudine di portare sempre 5 cartucce a palla; diversi anni fa, mentre attraversavo un viottolo, sentii un rumore. Lesto estrassi le cartucce a piombo dal mio sovrapposto caricandolo con quelle a palla… e feci bene perché mi portai a casa un bel cinghiale”.
Sei riuscito a tramandare la passione a figli e a parenti più giovani?
“Purtroppo no, mio figlio che ha 41 anni, anche se è venuto qualche volta con me a caccia, non ha la mia stessa passione; ma non tutti siamo uguali, il mondo è bello proprio perché è vario; del resto so di giovani che praticano la caccia e con la stessa passione di noi “vecchiarelli” che abbiamo qualche licenza di caccia in più rispetto a loro. Ciò fa piacere perché è una tradizione che si tramanda”.
Cosa pensi in generale della caccia in Italia oggi?
“La caccia in Italia è cambiata molto. Le maggiori risorse economiche rispetto ad un tempo e la possibilità di viaggiare soprattutto in quei paesi che appartenevano all’ex blocco comunista e che presentano tutt’oggi una flora e una fauna ricca, hanno portato molti cacciatori a praticare la caccia sempre più all’estero con maggiori soddisfazioni e una spesa che oltretutto risulta minore”.
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