Bibbiena (Ar), un freddo pomeriggio di un gennaio nevoso, come spesso capita da queste parti. Il caminetto crepita scaldando l’aria e illuminando a tratti alcune belle fotografie di beccacce che Mario ha pazientemente ritagliato da delle riviste di caccia, di cui è appassionato lettore, realizzando dei quadretti che adornano il salotto di casa. Immancabile sul tavolo centrale, una vecchissima bottiglia di grappa, quella genuina, fatta dai nonni in casa… anche se non si dovrebbe dire. E allora incoraggiati da un bicchierino di questo “autentico toccasana” iniziamo a parlare.
Da quanti anni è che vivi a Bibbiena, Mario?
“Ben 42”.
In realtà però sei nato in una frazione del Comune di Poppi?
“Si sono nato nel Comune di Poppi, in una frazione chiamata San Martino”.
Insomma sempre Casentino è! Cos’è cambiato da quando eri ragazzo nella natura di questi posti. Non intendo solo l’urbanizzazione, che comunque da queste parti mi sembra più contenuta rispetto ad altre zone della Toscana, ma i cambiamenti, se ci sono stati, nei boschi? E i selvatici…? Tu che per quei pochi mesi all’anno che la legge ci concede, ti addentri proprio nel loro regno con il fucile in spalla?
“I cambiamenti ci sono stati e neanche pochi: animali come fagiani, starne, lepri e quaglie sono purtroppo diminuiti molto rispetto a trenta anni fa”.
Quando hai imbracciato il primo fucile?
“Ho imbracciato per la prima volta una carabina ad aria compressa a 15 anni. I fucili veri li ho visti solo da militare; tra l’altro ero in armeria”.
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