La Federazione Italiana della Caccia ha espresso la sua posizione sull’accordo stipulato l’anno scorso con Legambiente. Il sodalizio, nei comunicati che di qui seguito leggerete, di cui l’ultimo di poche ora fa, esprime la sua delusione verso coloro hanno accusato Fidc, Arcicaccia e Anuu di aver contratto una sorta di “patto col nemico”. E’ evidente che qualsiasi dialogo con forze presumibilmente anticaccia presti il fianco a speculazioni politiche di ogni tipo, e quindi può apparire comprensibile una reazione di quelle associazioni che tale patto non lo hanno mai nemmeno contemplato. Tuttavia, è necessario operare un distinguo più approfondito, magari individuando, come parrebbe dall’interlocutore prescelto dalle tre associazioni venatorie, delle sponde scevre da estremismi animalisti di natura ideologica, e provando ad instaurare un abbozzo di dialogo. Legambiente non ha mai mostrato, nei fatti, posizioni preconcette nei confronti dell’attività venatoria pur appartenente senz’altro all’arcipelago “verde”, e questo ha posto l’associazione come interlocutore privilegiato con il nostro mondo.
Qui di seguito i due comunicati della Federazione Italiana della Caccia, ricordando a chi volesse ribadire che Caccia Oggi, organo d’informazione completamente indipendente, accoglierà con piacere, e pubblicherà volentieri qualsiasi comunicazione opposta alle posizioni espresse qui sotto.
“NON C’È PEGGIOR CIECO…
Come dice il detto popolare nel caso dei sordi che non vogliono sentire, anche fra i ciechi i peggiori sono quelli che proprio non vogliono vedere. Qualcuno poi, oltre a rifiutarsi di aprire i propri occhi, fa di tutto per buttar fumo anche in quelli del vicino.
È quello che fa ancora una volta chi accusa Federcaccia, insieme ad Arci Caccia e ANUUMigratoristi, di aver stretto un patto col nemico. E si sa, per qualcuno un nemico sottomano – associazioni, assessori, politici, ex compagni di strada – serve sempre a giustificare tutta la propria inconsistenza, in casa e fuori…
Questa volta, a quasi un anno da quando è stato sottoscritto e dopo che è stato pubblicato e comunicato praticamente ovunque, e soprattutto agli iscritti alle Associazioni firmatarie, qualcuno si è “accorto“ che abbiamo fatto un accordo con Legambiente – non a caso la meno animalista, per non dire l’unica che non lo è, fra le associazioni che si occupano di ambiente – invitando “prontamente” i tesserati delle suddette ad aprire gli occhi e ad abbandonarle immediatamente. Per andare dove è evidente, anche se almeno si è avuto il pudore di non scriverlo apertamente.
Che i cacciatori gli occhi li sappiano tenere aperti da soli basta il fatto che al momento di rinnovare la loro fiducia sottoscrivendo la solita tessera lo hanno fatto, essendo bene a conoscenza dell’accordo così sagacemente “scoperto e denunciato” da questi paladini della “purezza venatoria”.
Forse perché a chi voleva capire è stato sufficiente leggere, senza fermarsi alla prima riga, quel protocollo di lavoro per rendersi conto che si basa su obbiettivi non solo condivisibili dal mondo venatorio, ma che gli devono essere propri, e che portano una associazione ambientalista di primo piano a parlare di risultati ottenibili attraverso la caccia.
Si parla di concreta gestione della fauna, di risolvere il problema dei danni da ungulati, di formazione e valorizzazione di competenze per la valorizzazione del territorio, di creare una banca dati aggiornata sulla fauna e le attività collegate. Questa, per chi non pensa che essere cacciatore sia solo tirare sempre e comunque il grilletto lamentandosi poi di non essere tenuto in considerazione dalla società civile, È PARLARE DI CACCIA.
Obbiettivi, soprattutto quelli legati alla raccolta dei dati dei censimenti e degli abbattimenti, che servono a tutto il mondo venatorio italiano, a chi è d’accordo e a chi non è d’accordo con questa collaborazione, per recuperare il ritardo del Paese in questo settore, che continua a soffrire di conflittualità e crisi.
Tutto il resto è fumo negli occhi e propaganda stantia.
Nessun accordo col nemico, nessuna connivenza con chi vorrebbe far chiudere la caccia, nessun compromesso a difesa della seggiola, accessorio di arredamento che non guida le scelte e le linee di azione dei dirigenti di Federcaccia.
Piuttosto un progetto molto pratico e concreto, che non vuol dire abdicare, né da una parte né dall’altra alle proprie idee o posizioni, ma trovare un terreno comune indispensabile ad entrambi, sul quale dialogare e far capire le proprie ragioni.
Per questo si può lavorare con Legambiente e contemporaneamente difendere, ragionando con i dati e non con l’ideologia, le date di chiusura e di apertura alle diverse specie. Gestire il territorio e insieme chiedere calendari redatti nel rispetto delle normative italiane e internazionali che non cedano un giorno fra quelli consentiti. Magari accompagnando le proprie richieste proprio con i dati frutto di una collaborazione presentata come tradimento da chi ha bisogno di un nemico qualsiasi per esistere e non scomparire nel nulla di quel che ha, malgrado mille promesse, realizzato.
La caccia ha bisogno di persone disposte a discutere e ragionare. Di nemici ideologicamente ciechi ne ha già troppi fra gli animalisti, che son ben altra cosa.
E purtroppo un po’ anche fra i cacciatori. O meglio, fra quelli che credono di esserlo.
Roma, 6 febbraio 2015 – Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia “
“
CONCETTI DA RIBADIRE
A volte si è, nostro malgrado, costretti a ripetere quanto già detto, soprattutto quando è necessario rispondere a chi in modo pretestuoso e mirato cerca di girare le carte in tavola, insistendo ad affermare cose ben lontane dal vero.
A quanti, Confavi in testa, continuano a dichiarare che col patto firmato lo scorso marzo fra Federcaccia, Arcicaccia, ANUUMigratoristi e Legambiente, si è stretto un accordo segreto col “nemico” dobbiamo così ripetere quanto già detto, ma evidentemente non compreso, qualche giorno fa, ovvero che prima di tutto di segreto non c’era proprio nulla, come dimostrano comunicati apparsi sui siti dei firmatari, articoli sulle riviste inviate ai tesserati delle suddette, notizie sulla stampa di settore e dichiarazioni relative in assemblee e riunioni a tutti i livelli.
Nel patto per il “Tavolo di lavoro nazionale per la fauna selvatica” – citiamo quanto già scritto perché non c’è nulla da aggiungere – “si parla di concreta gestione della fauna, di risolvere il problema dei danni da ungulati, di formazione e valorizzazione di competenze per la valorizzazione del territorio, di creare una banca dati aggiornata sulla fauna e le attività collegate. Questo, per chi non pensa che essere cacciatore sia solo tirare sempre e comunque il grilletto lamentandosi poi di non essere tenuto in considerazione dalla società civile, È PARLARE DI CACCIA”.
Inutile se voluto, veramente preoccupante se dovuto a incomprensione, il cercare poi di fare un tutt’uno fra questo accordo e il progetto al quale le stesse associazioni partecipano assieme a mondo universitario, scientifico, industriale, culturale e agricolo, presentato a Roma lo scorso 20 gennaio. Ma davvero c’è chi non vede l’importanza per la caccia di fare parte di un tale movimento di opinione e di relazioni?
Infine, l’accusa falsa e ridicola di essere d’accordo con Legambiente nel chiedere di anticipare la chiusura della caccia a bottaccio, cesena e beccaccia.
Firmando quell’accordo, che non tratta di tempi e specie o calendari per la stagione in corso e nemmeno futuri, Legambiente non si è trasformata in una associazione venatoria e ha tutto il diritto e il dovere nei confronti dei suoi soci di portare avanti le sue idee.
Come hanno analogo diritto e dovere di portare avanti le proprie Federcaccia e le altre firmatarie. Così è stato anche nel caso dei calendari venatori, dove contrariamente a quanto fatto da Confavi la Federcaccia, insieme alle altre associazioni riunite in Face, si è sempre schierata a fianco delle Regioni, dimostrando nei fatti la sostenibilità dei tempi di apertura e chiusura della caccia da queste indicati, impegnando tempo, risorse umane ed economiche in studi e ricerche, puntualmente messe a disposizione delle stesse a sostegno delle loro decisioni.
Lo ha fatto ancor più tempestivamente in questa occasione richiedendo e fornendo a Presidenti e assessorati competenti, anche questo lo abbiamo già detto, “un corposo ed estremamente circostanziato parere legale dello Studio Morbidelli-Bruni di Firenze, che pone in evidenza le molteplici illegittimità che inficiano la straordinaria misura inopinatamente adottata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Un impegno che è la manifestazione della ferma difesa da parte di Federcaccia di un principio superiore di rispetto delle regole da parte di tutti, Stato per primo. Perché, ripetendoci un’altra volta: “Al di là del contenzioso contingente, al riconoscimento della validità di calendari venatori ormai passati, si vuole sottolineare che la posizione di Federcaccia è la ferma difesa di una questione di principio che dovrebbe essere rispettata anche nella stesura dei prossimi calendari venatori. Un principio che vede coinvolta l’autonomia propria delle Regioni in tutti i campi costituzionalmente previsti; il rispetto da parte dello Stato delle normative nazionali e internazionali vigenti, delle regole e delle linee di azione in campo faunistico ambientale stabilite da quell’Unione Europea cui il nostro Paese ha scelto liberamente di aderire”.
La posizione di Federcaccia nazionale e di tutte le sue declinazioni è dunque chiara e come sempre a sostegno della caccia.
Come è chiaro, per chi non abbia una posizione di parte, che tutto il can can messo in piedi è solo un tentativo, l’ennesimo, di recuperare visibilità, credibilità e magari una manciata di tessere da parte di chi, incapace di stare al passo con i tempi, invece di impegnarsi attivamente in difesa della caccia in Italia continua ad abbaiare alla luna…
Roma, 11 febbraio 2015 – Federazione Italiana della Caccia “