L’aria è ancora pungente di brina notturna quando arriviamo nel grande parcheggio. Sono solo le dieci, ma dal numero di automobili parcheggiate già posso immaginare che il grande palazzo delle fiere di Dortmund abbia iniziato a ribollire, lento e inesorabile come una pentola di ragù. Sono venuto insieme ad un amico, Norbert Luther, un maestro di caccia germanico di quelli d’una volta, che vivono per la caccia e soprattutto per i cani. Difatti, con noi abbiamo anche due dei suoi gioielli: Bella, una setter irlandese di rara bellezza e grandi capacità venatorie e Alexa, una cucciolona vizsla a pelo duro, che il giorno prima ci ha deliziato con belle ferme e riporti mozzafiato dall’acqua ghiacciata di un lago, con un temperatura esterna di cinque sottozero e un vento che affettava anche gli alberi.
Una hostess bionda e longilinea mi accoglie con un sorriso e mi accorgo di pensare che se il buongiorno si vede dal mattino, quella che mi aspetta alla Fiera mondiale della Caccia e dei Cani di Dortmund sarà una giornata di quelle da ricordare. Il primo degli otto grandi padiglioni dedicati ciascuno ad un settore, mi abbaglia con uno scintillio di luci. Davanti a me, si stendono centinaia di stands e brulicano migliaia di persone, in cerca anche loro di quello spicchio di sogno e di quella stilla di emozione per nutrire la mente e placare lo spirito. Zanne di cinghiale incastonate in capsule d’oro, pendenti di calda ambra fossile modellati in forme di volpi, lepri e fagiani, argenti incisi con immagini di anatre in volo e cani fermi, protesi in un’estasi destinata a non finire mai: i velluti verdi di una magnifica gioielleria di
Amburgo offrono tutto questo e mille cose in più alla vista e al portafoglio dei visitatori di tutta Europa. Mi sposto più avanti, ancora tramortito dallo sfavillare violento dei metalli e scopro che le preziosità appena gustate sono soltanto la fonte di una sorgente destinata a diventare, qualche decina di metri più in avanti un fiume dalla portata inarrestabile. La fantasia dei gioiellieri davvero non conosce limiti. Ogni materiale è buono per creare qualcosa di unico, o per plasmare amuleti di inaudita potenza evocativa.